Agriturismo, dov’e’ il programma triennale?

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Gli operatori del settore attendono da cinque anni delle linee guida mai approvate. Intanto, continuano le perdite economiche dovute alla scarsa comunicazione online.

Sono passati cinque anni dall’approvazione della legge quadro statale che regola il settore dell’agriturismo, impegnando il Ministero dell’agricoltura a determinare "criteri e classificazione omogenei per l’intero territorio nazionale" (art. 9), lasciando alle Regioni la possibilità di definire ulteriori parametri territoriali e definendo, in accordo con le associazioni nazionali agrituristiche, "un programma di durata triennale, aggiornabile annualmente, finalizzato alla promozione dell’agriturismo italiano sui mercati nazionali e internazionali" (art. 11).

Inutile sottolineare che di tutto ciò non si è mai vista nemmeno l’ombra: l’agriturismo rimane così al di fuori di tutte le comunicazioni turistiche istituzionali. Basta consultare il sito www.italia.it: tra le "Idee di viaggio" la vacanza in azienda agricola è del tutto ignorata, così come nel resto del sito.

Per gli agriturismi, il danno economico dovuto a questa mancanza è incalcolabile, e prosegue da cinque anni. E la situazione diventa comica non appena si viene a sapere che questo atteso sistema di classificazione è già pronto da tempo, ma sta aspettando l’approvazione da parte dell’Osservatorio nazionale dell’agriturismo. Un’approvazione attesa per lo scorso giugno, ma mai arrivata: l’allora ministro Francesco Saverio Romano l’ha rinviata all’ultimo momento, e poi non se n’è più fatto nulla. E dire che si trattava di un documento condiviso da tutte le Regioni italiane.

Il ministro dell’agricoltura oggi è cambiato, perciò ci si augura che tale sistema venga presto approvato dal Mipaaf di Mario Catania. Oltre a ciò, occorrerebbe curare un po’ di comunicazione, soprattutto quella online: l’Osservatorio nazionale dell’agriturismo ha commissionato un sondaggio a Ismea, dal quale è emerso che i turisti stranieri hanno difficoltà a trovare informazioni su internet a proposito degli agriturismi italiani. Questo è un lato che deve essere curato da una parte dai singoli titolari dei agriturismi, ma dall’altra anche dallo Stato e dalle Regioni nei loro portali web.

La traduzione dei siti turistici italiani, infatti, è una pecca del nostro paese: basta prendere www.italia.it, il già citato sito turistico ufficiale del Belpaese, e sapere che si trova al 29° posto nella classifica dei 35 siti degli Stati europei per numero di lingue straniere in cui è disponibile il portale (vedi articolo precedente). A questo punto si deve interpellare anche il ministro al turismo Piero Gnudi: una bella collaborazione con Catania per il (ri)lancio dell’agriturismo è l’operazione più auspicabile per tutti gli operatori di questo settore dimenticato.

Agrinotizie


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