Il paradosso del bio: piu’ domanda, meno offerta

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In Emilia Romagna crescono le aziende ma non le superfici coltivate

L’Emilia Romagna è la prima regione d’Italia per numero di operatori biologici, e la prima tra le regioni del nord Italia per quantità di superfici coltivate, ma nonostante l’aumento della domanda di prodotti biologici, la loro area di coltivazione non accenna a crescere. E’ questo il paradosso emerso al convegno ‘Il futuro del biologico in Emilia-Romagna tra orientamento al mercato e nuova Pac‘, svoltosi ieri a Bologna.

Durante l’incontro, l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni ha esortato a "collegare di più produzione e mercato". Tra le sue proposte per il settore bio ci sono accordi di filiera, aiuti del Piano rurale (Psr) differenziati ("per sostenere maggiormente quelle che promuovono a loro volta produzioni bio a monte e a valle", ha detto l’assessore) e una banca dati nazionale contro le agro-piraterie: "La penetrazione di falsi prodotti bio produrrebbe un danno gravissimo alla reputazione dell’intero sistema".

"Proporremo ai grandi operatori regionali e nazionali del biologico – ha annunciato Rabboni – l’adesione a contratti quadro con produttori e allevatori, per programmare meglio le produzioni e le loro caratteristiche, anche ampliando la possibilità di usufruire dei contributi già previsti al riguardo dal Psr. I dati confermano che l’Emilia-Romagna è prima in Italia per numero di operatori biologici e prima nel nord del Paese per superfici coltivate; tuttavia assistiamo a un paradosso: di fronte a una domanda di prodotti biologici in forte crescita, con un +12% in Italia, anche nella nostra regione le superfici coltivate rimangono sostanzialmente stabili. Da qui l’esigenza di lavorare per collegare sempre più produzioni e domanda".

Sono 3.585 gli operatori bio in Emilia-Romagna (dati 2010, +2,3% rispetto al 2009), e di questi, 2.725 sono aziende agricole (erano 2.699 nel 2009) e 860 le imprese di trasformazione (805 nel 2009). In crescita in particolare gli allevamenti (580 a 625, +7,76%) e le aziende agricole in conversione (da 301 a 441, +46,51%). La provincia di Forli’-Cesena è in testa con 549 aziende agricole bio, seguita da Parma (434) e Bologna (359). La superficie regionale coltivata a biologico è di 76.781 ettari (-1,28% rispetto al 2009), circa il 7% della superficie agricola totale. Dal 2007 a oggi il biologico, pur contando meno del 3% del totale delle aziende agricole regionali, ha ricevuto finanziamenti dal Piano rurale per 181 milioni di euro, ovvero il 34% dei contributi complessivi, per compensare i maggiori costi del biologico e riconoscere il beneficio ambientale che questo tipo di agricoltura rende alla collettività.

All’evento bolognese era presente anche Fabrizio Piva, amministratore delegato di Ccpb, che ha riassunto i temi principali dell’incontro e valutato positivamente le esortazioni di Rabboni: “Le proposte dell’assessore all’Agricoltura interpellano il settore biologico e delineano gli asset del futuro sviluppo. Rafforzare le filiere per garantire un corretto rapporto fra le diverse figure che vi fanno parte e, quindi, favorire la crescita delle aziende e delle superfici bio, ristrutturare le misure del prossimo Piano di Sviluppo Rurale per favorire misure ad hoc per il biologico e sviluppare una banca dati nazionale con il supporto di Mipaaf, Regioni ed associazioni di settore da collocare nella Rete Rurale Nazionale sono le proposte che l’Assessore ieri ha lanciato, e che sono state positivamente raccolte dai principali attori presenti al Convegno”.

Lou Del Bello

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