Tabacco, coltivatori contro manifatture

Le preoccupazioni della filiera del tabacco sono scese in piazza a Roma. L’Organizzazione Nazionale del Tabacco, insieme a Coldiretti, ha infatti organizzato lo scorso mercoledì una giornata di protesta che ha coinvolto i coltivatori di tabacco delle principali regioni produttrici – ovvero Toscana, Umbria, Lazio, Veneto e Campania -, i quali hanno manifestato in circa un migliaio davanti al Ministero delle Politiche Agricole. Motivo della rivolta è la forte crisi dei coltivatori di tabacco provocata dalle manifatture italiane, le quali continuano a mantenere incerti i loro acquisti di materia prima, mettendo a rischio ben 60 mila posti di lavoro.
I coltivatori, infatti, esigono che le manifatture prendano degli impegni certi e duraturi sull’acquisto di tabacco, in modo da garantire l’equilibrio del mercato, oggi tutto a sfavore del settore primario, che non può appoggiarsi su alcuna certezza di acquisto e che dunque riceve delle entrate molto esigue. Il Ministero delle Politiche Agricole, va ricordato, ha già invitato le singole manifatture a rinnovare i contratti di acquisto sottoscritti in passato, ma, a quanto pare, non ha ricevuto molta attenzione. Per questo i tabacchicoltori hanno deciso di protestare in maniera decisa, ricordando che sono loro i primi a muovere un settore molto remunerativo per l’intera economia italiana: gli ettari coltivati a tabacco nel nostro paese, infatti, sono quasi 30 mila, suddivisi tra 5700 aziende che garantiscono oltre 33 milioni di ore di lavoro in campagna. Ma, per ora, a guadagnare grazie a tutto ciò sono solo le manifatture italiane, che decidono il prezzo finale all’ultimo momento.