Credito agrario ancora in calo nel 2013

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Il secondo trismestre fa segnare una contrazione del -7%. Lo segnalano i dati Ismea.

Meno credito, nel secondo trimestre 2013, nelle campagne italiane. Tra l’aprile e il giugno di quest’anno, i finanziamenti bancari complessivamente erogati al settore primario sono scesi a 660,5 milioni di euro, facendo segnare una contrazione del -7,1% rispetto allo stesso periodo del 2012. Lo rende noto l’Ismea, sulla base dei dati Sgfa, nella consueta analisi trimestrale sulla dinamica del credito agrario.

Nel dettaglio territoriale emergono variazioni di diversa intensità e talvolta divergenti. Più accentuata la flessione delle erogazioni al settore primario nelle regioni del nord-ovest e nelle isole, rispettivamente del 29% e del 24% su base annua, a fronte di riduzioni del 12% al centro Italia e del 7% nel nord-est. In controtendenza le regioni del sud, dove il credito è invece aumentato di circa il 40% su base annua anche per fattori stagionali. L’area continua tuttavia a rappresentare una quota limitata del credito agrario valutato su base nazionale, pari al 18%, contro il 61% del nord.

In relazione alla durata, l’analisi Ismea rivela nel secondo quarto dell’anno una diminuzione dei finanziamenti di medio-lungo termine, che rappresentano comunque l’80% del totale, a fronte di un aumento dei prestiti a breve. Rispetto al secondo trimestre 2012 si riduce, in particolare, del 7% il credito di medio termine e del 17,6% quello di lungo periodo, mentre crescono del 29,2% le erogazioni con durata inferiore ai 18 mesi.

Da rilevare, infine, che le somme concesse per finalità correnti sono cresciute di quasi 32 punti percentuali su base annua. Contestualmente sono aumentate, seppure in misura più modesta, i finanziamenti per interventi di ristrutturazione (+12,8% rispetto al secondo trimestre del 2012), mentre hanno accusato un -17% i prestiti concessi per investimenti.

Secondo l’Ismea, la flessione osservata a livello nazionale sia della domanda interna che degli investimenti fissi lordi complessivi non ha risparmiato il settore primario. A fronte della minore propensione a investire, si registra in agricoltura una crescita dei fabbisogni di liquidità per la gestione ordinaria e per interventi di ristrutturazione dei debiti.

Sulla notizia arriva un duro commento di Rocco Tiso, presidente nazionale Confeuro: «Questa contrazione è preoccupante soprattutto perché si riferisce ai prestiti a medio e lungo termine e su lungo periodo, elemento che rende ancora più complessa la pianificazione di impresa per gli operatori del primario. Gli agricoltori hanno più volte sollecitato il governo a intervenire sugli istituti di credito per sollecitare l’erogazione di finanziamenti, ma ancora nulla d concreto è stato fatto in tal senso. La crisi del primario si sta aggravando ogni giorno di più e gli operatori del comparto agroalimentare fanno enormi fatiche per tenere fronte ai numerosi costi quotidiani (è anche in questo modo che si spiega l’aumento in controtendenza del 29,2% dei prestiti per le spese correnti). Il nostro auspicio è che il governo convochi subito un vertice per far fronte a questa emergenza e per evitare la chiusura di migliaia di aziende del primario, che è bene ribadirlo, costituiscono ancora il fiore all’occhiello del made in Italy».

Agrinotizie


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