Agricoltura, 7 pensionati su 10 sono poveri

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Istat: vicini alla soglia di povertà di 500 euro al mese il 70% degli ex agricoltori, contro il 30% della media italiana

«Nelle campagne si vivono le situazioni economiche più difficili. Se in Italia quasi un pensionato su due vive con meno di 1000 euro al mese, nelle aree rurali la media percepita si abbassa notevolmente, ed è proprio qui che si registra la massima concentrazione di pensioni minime, inferiori alla soglia di 500 euro mensili». Lo afferma l’Anp, l’associazione nazionale pensionati della Confederazione italiana agricoltori, commentando il rapporto dell’Istat "Trattamenti pensionistici e beneficiari" diffuso lo scorso mercoledì e firmato insieme all’Inps.

Nelle zone di campagna i morsi della crisi sono amplificati e si inaspriscono i toni del disagio sociale, soprattutto per gli ultrasessantacinquenni. Si tratta di una categoria di per sé vulnerabile, ma che nella congiuntura economica attuale rischia di sprofondare in una situazione ancora più drammatica. Attualmente, infatti, sono 7 su 10 i pensionati delle aree rurali a essere vicini alla soglia di povertà: un rapporto di gran lunga più allarmante di quello relativo alla popolazione italiana, che sfiora il 30%.

Una condizione di sofferenza – sottolinea l’Anp Cia – amplificata dalla consistente perdita del potere d’acquisto delle pensioni negli ultimi vent’anni, dal progressivo aumento della pressione fiscale e ora anche dal blocco della rivalutazione annuale introdotto con la riforma Fornero e che riguarda 6 milioni di pensionati.

Ma il problema non è solo economico: la geografia della crisi italiana è legata anche allo stato di salute dei servizi sociali. Nelle campagne tale carenza è strutturale e aggravata dai recenti tagli alla sanità, in particolare al Fondo per la non autosufficienza, che grava soprattutto su anziani e pensionati. Per questo non si può più perdere tempo: secondo l’Anp-Cia, c’è l’esigenza di lavorare a una riqualificazione di queste aree, prendendo le misure locali di intervento per le non autosufficienze, nonché tutte le provvidenze economiche agli indigenti, eliminando incongruenze e abusi e, contemporaneamente, offrendo un sostegno vero ed efficace a chi è in reale stato di bisogno. Va, insomma, colmato ogni divario qualitativo e quantitativo tra regioni e territori, garantendo i livelli essenziali di assistenza sociale.

«In Italia ci sono più di 800.000 pensionati coltivatori diretti con pensioni inferiori o integrate al minimo di 480 euro al mese che stanno vivendo un periodo estremamente difficile», aggiunge Antonio Mansueto, presidente di Fedepensionati-Coldiretti a commento del medesimo rapporto Istat. «Questa situazione riguarda la maggioranza dei coltivatori diretti pensionati. I nostri pensionati comprendono la difficile situazione del Paese, ma non possono tacere sull’insostenibilità sociale della situazione dei coltivatori pensionati e delle loro famiglie, sulle quali si vanno sempre più scaricando i disservizi e le insufficienze dell’intervento pubblico Da qui la necessità di intervenire per recuperare il potere di acquisto delle pensioni più basse; eliminare ogni forma di discriminazione fra lavoratori dipendenti e autonomi anche per quanto attiene gli assegni familiari; riconoscere un sostegno per le famiglie che si fanno carico di accudire in casa gli anziani con disabilità e/o non autosufficienza; definire i livelli essenziali di assistenza previsto dalla Legge 328/2000; potenziare i servizi di prevenzione presso gli ambulatori di medicina generale allo scopo di assicurare, agli anziani a basso reddito, gli accertamenti diagnostici in forma ambulatoriale, con riduzione delle liste di attesa, dei ricoveri in ospedale e della spesa sanitaria».

Agrinotizie


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