Cereali, i raccolti europei cresceranno del 4%
di Sergio Pitzalis
Dopo il lungo ponte festivo riprendiamo il nostro consueto appuntamento settimanale dell’analisi dei mercati agricoli internazionali. Proprio in questi giorni si stanno prefigurando degli scenari interessanti che trovano pieno riscontro con i nostri cicli stagionali. In particolare mi riferisco al buon esito sulla questione del Fiscal Cliff avuto negli Stati Uniti, il quale getta le basi per un ritorno di capitali verso l’azionario a scapito delle materie prime, tra cui i cereali e la soia. Vedremo nel corso delle prossime settimane quanto peserà sui prodotti agricoli le mosse dei maggiori Hedge Fund.
Inoltre, molti analisti stanno rivedendo in crescita le stime dei raccolti in Argentina e Brasile, oltre a un possibile incremento della produzione americana. Tutti elementi in grado di apportare una pressione ribassista sui prezzi spot e sui contratti a termine. A tal proposito, si attendono con molta curiosità i primi dati ufficiali dell’anno dell’Usda (il dipartimento dell’agricoltura americana) previsti per venerdì prossimo. Come vediamo, c’è molta carne al fuoco in questo momento e già dalla prossima settimana avremo delle prime risposte.
In un momento così particolare, è difficile pensare che l’Europa – e con essa il mercato italiano – possa assumere un ruolo primario e indipendente sull’andamento dei prezzi. È lecito, invece, legare l’andamento dei nostri prezzi a ciò che accadrà a livello internazionale, soprattutto quando questi riescono a essere incisivi per uno o più mesi. In ogni modo, per i raccolti comunitari si conferma una possibile crescita di circa il 4% in più rispetto allo scorso anno, e l’unico dato di rilievo di questa settimana è l’acquisto di grano francese da parte della Siria e l’arrivo di nuovi ordini provenienti da altri paesi del nord Africa confermando, ancora una volta, l’ottimo stato di organizzazione degli agricoltori francesi.
Commento tecnico: Dal punto di vista dell’analisi tecnica dobbiamo affrontare una settimana molto importante, con diverse scadenze tecniche coincidenti con l’uscita dei dati ufficiali di venerdì prossimo. Il livello di prezzo attuale del wheat rappresenta un supporto interessante, in grado di poter fermare la discesa e consentirne un rimbalzo, almeno di natura tecnica. Il primo target è intorno agli 8 dollari per bushel. Pertanto, come consigliavamo la scorsa settimana, prima di prendere posizioni ribassiste è necessario attendere nuove conferme e soprattutto un rimbalzo del prezzo che ci porterebbe in un’area poco rischiosa. Venerdì sera il contratto sul wheat con scadenza marzo 2013 chiudeva a 7 dollari e 46 cent, mentre il contratto consegna maggio 2013 chiudeva a 7 dollari e 56 cent. Il corn con scadenza marzo 2013 chiudeva a 6 dollari e 78 cent, mentre la consegna maggio 2013 chiudeva a 6 dollari e 79 cent. Questo significa, tradotto in euro, che una tonnellata di grano tenero Usa scende a 336 euro/t. più i costi di spedizione.
Grano tenero nazionale N.1 Spec. Forza: Al 3 gennaio il prezzo del nostro grano tenero Spec. Forza n. 1 era sceso di poco rispetto ai prezzi di dicembre: in particolare alla borsa di Bologna oscillava tra 278 e 282 euro/t, e questo nonostante la volatilità rilevata sui mercati internazionali. Alla borsa merci di Milano, alla data odierna, la stessa tipologia di contratto registrava lo stesso prezzo precedente oscillante tra 295 e 307 euro/t. Il grano francese, il Milling Wheat, come ormai sappiamo, risente in modo diretto degli sbalzi registrati dai mercati internazionali. Il prezzo del contratto con consegna gennaio 2013 chiude a 250 euro la tonnellata recuperando dal supporto primario di 245 euro/t testato nelle settimane precedenti. Anche in questo caso, così come per il mercato Usa, un eventuale rimbalzo di tipo tecnico vedrà due livelli interessanti da seguire: 268 e soprattutto un ritorno sui 278 euro la tonnellata.
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Lettere: Pubblichiamo qui di seguito la risposta alla domanda del nostro lettore Sauro Cenacchi, che ha indicato un indirizzo e-mail sbagliato e al quale dunque non è stato possibile rispondere privatamente.
D: Salve signor Pitzalis, sono un produttore di soya e volevo chiederle una previsione sui prezzi futuri della prossima campagna: saranno soddisfacenti, oppure conviene fare contratti prima delle semine come negli anni passati?
R: Il prezzo della soia, almeno sui mercati internazionali, mostra una certa autonomia rispetto ai cereali, anche se in un contesto generale non si allontana mai troppo da quelle che sono le variazioni primarie del grano Usa. Il problema di una previsione corretta nasce quando abbiamo una tendenza opposta tra soia e cereali. Cosa accaduta due volte nel corso degli ultimi due anni. Quando invece le fasi cicliche coincidono, come sta accadendo in questo momento, allora abbiamo una certezza in più sul suo futuro. Entrando nelle specifico, vediamo come le tendenze del grano, del mais e della soia siano in ribasso nel corso dei primi sei mesi di quest’anno. Un calo rispetto ai prezzi attuali, ma che dovrebbero assestarsi tra maggio e giugno e li rimanere per buona parte dell’estate. Se Lei semina la soia tra aprile e maggio e in quel momento deve stipulare i suoi contratti "rischia", di trovarsi con prezzi più bassi degli attuali, ma stabili per i restanti mesi. Come macro indicazione tenga presenta il prezzo della soybean scambiata a Chicago: il target per questa primavera è tra i 13 e i 12 dollari per bushel.
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Sergio Pitzalis è titolare della Gsa (Gann Systems Analysis), che da oltre 10 anni opera sui mercati finanziari e sulle principali borse merci internazionali per offrire un supporto alle aziende agricole. Ogni lunedì cura su Agrinotizie una rubrica in cui analizza il mercato internazionale e italiano dei cereali. Scriveteci per contattare Sergio Pitzalis e chiedergli qualsiasi informazione: provvederemo a girargli le vostre mail.