Agricoltura penalizzata da cementificazione

La Commissione europea è da sempre molto preoccupata nei confronti nell’ambiente. Il suo cavallo di battaglia è sempre stato la qualità dell’aria, ma di recente gli esponenti comunitari hanno cominciato a lanciare l’allarme su un altro problema che tocca più da vicino l’agricoltura: quello della quantità dei terreni naturali.
Tutto è cominciato alla fine del maggio 2011, quando è stato pubblicato un nuovo studio sull’espansione del suolo impermeabilizzato in Unione europea. Per farla breve, è sempre più alta la quantità di terreno cementificato o coperto da asfalto. La perdita giornaliera di terreno naturale ammonta a 275 ettari, che in un anno compongono una superficie pari a quella occupata dalla città di Berlino (circa mille chilometri quadrati). Di questo suolo impermeabilizzato, la metà è costituito da edifici, strade e parcheggi. Tale livello medio è stato mantenuto immutato dal 1990 al 2000, mentre con l’arrivo del nuovo millenio è leggermente calato a 252 ettari al giorno, ma ciò non toglie che la cifra sia comunque preoccupante.
Ogni Stato tra il 2000 e il 2006 ha cementificato il 3% dei terreni naturali, con punte del 14% a Cipro e in Irlanda e del 15% in Spagna. L’impermeabilizzazione dei suoli coinvolge non solo terreni boscosi, ma anche campi agricoli, che sono anzi i più danneggiati dalla cementificazione senza scrupoli, la quale secondo le stime della Commissione fa perdere quattro milioni di tonnellate di frumento ogni anno. Senza che questi terreni possano essere riconvertiti in campi agricoli in tempi brevi, dato che il grigio compromette irrimediabilmente le funzioni biologiche del suolo.