Bioetanolo dalla canna comune, si puo’
Si trovano spesso lungo i margini delle strade, così spesso che ormai passano inosservate. Ma presto potrebbero diventare una merce molto preziosa. Stiamo parlando delle canne comuni, piante molto diffuse e dalla crescita facile, le quali sono tuttavia in grado di produrre dell’ottimo biocarburante. La scoperta si deve al gruppo italiano della multinazionale Mossi & Ghisolfi, leader mondiale nella produzione di plastica, che ha finanziato questa ricerca con 120 milioni di euro. Nel suo laboratorio di ricerca situato in provincia di Alessandria, a Rivolta Scrivia, un gruppo di ricercatori ha passato gli ultimi cinque anni a studiare le potenzialità energetiche della canna comune, scoprendo che essa è in grado di fornire 40 tonnellate/ettaro di sostanza secca, che a sua volta può essere lavorata per ottenere dieci tonnellate/ettaro di bioetanolo. Una cifra di molto superiore alla capacità della canna da zucchero, con la quale in Brasile si ricava già del biocarburante.
Gli studi di M&G hanno inoltre evidenziato come sia possibile accelerare il ciclo riproduttivo della canna comune (che dura comunque solo cinque giorni) tramite lo sfruttamento delle capacità digestive di un batterio, lo Zymonoas mobilis, in grado di ridurre tale ciclo ad un solo giorno e mezzo. In questo tempo la biomassa può essere fatta fermentare per ricavarne un liquido dal quale ottenere il bioetanolo: gli unici scarti di questo processo sarebbero la lignina, che può essere utilizzata a scopi energetici dalle industrie, e le acque reflue contenenti carbonio, dalle quali invece si può ricavare del biogas.