Mosca delle noci: si vede ma non si sconfigge

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Dopo il nord Italia, il temibile dittero \"Rhagoletis completa\" ha contagiato anche la Campania: facile da riconoscere, questo fitofago non è però ancora debellabile tramite insetticidi.

Alla fine del 2010 è stato avvistato, per la prima volta in Campania, il dittero Tephritidae Rhagoletis completa, meglio conosciuto come mosca delle noci: un fitofago molto temibile, di origine nordamericana ma diffusosi nel Nord Italia a partire dal 1991, che è in grado di causare consistenti perdite produttive e deprezzamenti qualitativi, a causa dell’imbruniento del gheriglio.

Riconoscere la mosca delle noci è molto facile, grazie ad una lunga serie di fattori: lo scuto dell’insetto non ha parti gialle o nere, mentre lo scutello è giallo crema con possibili macchie nere; le sue ali hanno bande marroni o gialle, le sue setole frontali sono tre paia e le sue dimensioni, da adulta, vanno dai quattro agli otto millimetri (vedi foto 1). La larva, invece, è microcefala, apoda, bianco-giallastra, dotata di organi sensoriali anteriori, posteriori e boccali, con sette creste boccali e con le spinule presenti in un’area fusiforme, non disposte a bande circolari (vedi foto 2).

Il ciclo di vita della mosca della noce non dura più di un anno: durante l’inverno rimane come pupa nel terreno, a circa 5 centimetri di profondità, mentre da giugno ad ottobre si tiene lo sfarfallamento. La deposizione delle uova inizia dopo due settimane dai primi voli: ogni esemplare femmina è in grado di produrre anche 400 uova, disposte a gruppi di 15 in celle ricavate nel mallo delle noci, di solito quelle più tenere e più in alto nella chioma. Dopo una sola settimana nascono le larve, le quali cominciano a nutrirsi dentro al mallo, che di conseguenza diventa nero, e dopo un mese, diventate mature, esse escono dalla noce per andarsi ad interrare: il ciclo ricomincia.

Un processo del genere rende facile anche l’avvistamento delle larve: se è avvenuta la deposizione delle uova, il frutto presenta una macchia nera che si espande di giorno in giorno fino ad avvolgere tutto il mallo, dal quale può uscire un liquido nerastro. Una volta rinsecchito, il mallo aderisce al guscio fino ad arrivare a danneggiarlo, annerendo anch’esso ed eventualmente la polpa.

Se le rese produttive vanno in media dalle 2 t/ha di noci con guscio di varietà Malizia e Sorrento, fino alle 6 t/ha di Hartley e Chandler, per una quotazione media di 0,70 euro/kg, la mosca delle noci è in grado di provocare la perdita del 30% dei frutti, nonchè di svalutare i prodotti che sopravvivono, ma che rimangono anneriti nel guscio. La perdita economica per un operatore che subisce un attacco dalla Rhagoletis completa può quindi arrivare fino a 1400 euro/ha: una cifra considerevole, se si pensa che ogni ettaro può rendere una cifra che va dai 4000 ai 18000 euro.

Se è facile, come detto, riconoscere la presenza di questo fitofago, non è altrettanto semplice sconfiggerlo. Purtroppo, infatti, gli insetticidi che il mercato offre al momento contro la mosca non hanno grande efficacia. Anche se si è scoperto che è possibile catturare gli esemplari maschi con delle trappole gialle fluorescenti che li attirano tramite il carbonato d’ammonio, ciò non basta: gli operatori delle noci sono in trepida attesa di nuovi prodotti da parte delle industrie agrofarmaceutiche, prima che la Rhagoletis provochi una grande epidemia.

Agrinotizie


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