Grano, in Italia il mercato è succube degli Usa

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L\'analisi di Pitzalis: le rese peggiorano in tutto il mondo, e tutti importano dagli Stati Uniti che innalzano le quotazioni. L\'Italia subisce la situazione, e i prezzi rimarranno invariati fino a marzo

di Sergio Pitzalis

I dati di giovedì scorso da parte del Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti hanno confermato le difficoltà già presenti sui raccolti internazionali di cereali e semi oleosi (vedi notizia precedente). Il mais peggiora nelle sue stime finali, con una nuova contrazione di disponibilità, tra l’altro non attesa dagli operatori del settore. Per il Corn adesso si parla di 619 milioni di bushel finali, con una riduzione di ulteriori 23 milioni di bushel.

Anche il dato sul grano, a livello mondiale, appare in calo di quasi 5 milioni di tonnellate, ma qui occorre fare un distinguo. Il Frumento americano, pur soffrendo, potrà fra breve usufruire positivamente di un generale peggioramento nelle rese da parte dei grandi produttori mondiali. Si accrescono, infatti, le difficoltà nel mantenere le quote di grano soprattutto in Australia, col raccolto stimato in forte calo (meno 3 milioni di tonnellate rispetto alla rilevazione precedente), così come in Russia, pronta ad acquistare Grano americano. Senza parlare dell’Argentina, il cui raccolto appare ancora in calo rispetto ai dati precedenti. L’incertezza presente in questo momento non fa altro che favorire l’esportazione di frumento Usa, facendo così rimanere alti i prezzi a termine.

Qui entriamo nel campo previsionale: come sappiamo, il trend dei prezzi dei future di Chicago sta attraversando una fase negativa o quantomeno di stabilità, la quale terminerà a fine mese. In questo momento un ritorno del prezzo del wheat sui 7,50/7,00 dollari per bushel sarebbe immediatamente recuperato nel corso di novembre. Per una vera variazione di tendenza dovremo allora attendere la primavera prossima.

Grano Tenero Naz. N.1 Spec. Forza: il riferimento del prezzo del nostro grano tenero sono le quotazioni della borsa merci di Bologna: venerdì scorso il prezzo era ancora fermo sui 277€/t. Considerando la situazione internazionale del frumento, i prezzi dei nostri prodotti sono destinati a rimanere sui livelli attuali almeno fino a marzo del prossimo anno. Le novità, semmai, saranno legate al nuovo raccolto. Vedremo nel corso delle settimane come potrà essere gestita, dagli operatori del settore, tutta la prossima fase ciclica primaverile, la quale non sarà priva di sorprese che si rifletteranno anche sui prezzi interni. Intanto il future sul Milling Wheat, cioè il grano Francese, ha reagito nella stessa maniera di quelli americani, ossia dopo la salita di giovedì fino a 265€/t a causa dei pessimi dati usciti, abbiamo visto un ritorno, da molti inaspettato, sui 254€/t. Per le motivazioni che dicevamo sopra, il grano francese potrà seguire le evoluzioni dei future americani: un calo nel corso delle prossime settimane fino a 245€/t per poi riprendere quota 260€/t da novembre in poi. A questo punto mi chiedo che cosa abbia il Milling wheat in più rispetto al nostro fumento: dover subire passivamente l’andamento del prezzo dei cereali, pur essendo tra i maggiori produttori a livello europeo di grano tenero e tra i maggiori al mondo di grano duro, è veramente difficile da capire!

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Sergio Pitzalis è titolare della Gsa (Gann Systems Analysis), che da oltre 10 anni opera sui mercati finanziari e sulle principali borse merci internazionali per offrire un supporto alle aziende agricole. Ogni lunedì cura su Agrinotizie una rubrica in cui analizza il mercato internazionale e italiano dei cereali. Scriveteci per contattare Sergio Pitzalis e chiedergli qualsiasi informazione: provvederemo a girargli le vostre mail.

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