Catania: ‘L’identità territoriale ci fa vincenti’

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Il discorso del ministro dell\'agricoltura ieri a Vinitaly

In un momento di crisi che colpisce il settore agricolo in modo particolarmente brutale, il vino è l’eccezione. Il bicchiere di alta qualità si salva grazie alla regolamentazione dei nuovi impianti e alle politiche lungimiranti di protezione dei vitigni autoctoni, che sono stati valorizzati nella loro diversità anche nel periodo in cui l’Europa spingeva verso la promozione di poche qualità "internazionali". Tuttavia «la congiuntura presente è caratterizzata da due tipi di problemi che colpiscono il settore agricolo nella sua totalità».

Ad affrontare il problema con parole dirette è il Ministro delle Politiche Agricole Mario Catania (nella foto), presente al Vinitaly nella giornata di lunedì 26 marzo con una fitta agenda di appuntamenti, tra cui la tavola rotonda organizzata da Fedagri Confcooperative, intitolata appunto "Diamo credito al vino italiano".

«Il comportamento delle banche – osserva Catania – è di carattere difensivo, e ciò innesca una reazione di causa effetto che si esprime in due criticità: una situazione di credit crunch e una dilatazione nei termini di pagamento».

Di fronte ad un pubblico di alti funzionari, di produttori e rappresentanti di cooperative vitivinicole, il Ministro ricorda con un certo orgoglio l’articolo 62 del decreto liberalizzazioni, che per contrastare il fenomeno stabilisce termini di pagamento «molto stretti, di 30 giorni per le merci deperibili e 60 per le merci non deperibili». Certo il provvedimento non sarà sufficiente, «ma ci vorrà un intervento di lungo periodo». Eppure nonostante il settore agricolo conosca, secondo il Ministro, solo le negatività della globalizzazione, «la nostra identità territoriale estremamente diversificata ci fa vincenti». La soluzione per rispondere in modo incisivo alle fragilità del comparto produttivo agricolo sta nell’aggregazione dell’offerta: la cooperazione. Questo consentirebbe di trattenere a livello di impresa agricola la maggior quota di valore possibile.

In effetti i numeri sostengono la tesi di Catania, che promuove un approccio consolidato in Italia, ma i cui risultati positivi vanno rilanciati e riletti in chiave contemporanea, di risposta ai problemi di un sistema economico "non performante" come quello italiano, con un livello di illegalità estremamente alto. Infatti se da un lato Fedagri-Confcooperative copre quasi il 50% dell’uva che si produce nel Paese, con un fatturato che sfiora i 10 miliardi di euro (il 50% di cui proveniente dall’esportazione), dall’altro lato il dato allarmante è quello delle sofferenze bancarie che nel comparto agroalimentare hanno registrato un incremento senza precedenti del 39% nel 2011.

Lou Del Bello

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