Agricoltura biologica, in Italia manca una fiera
L’agricoltura biologica in Italia non ha ancora una vera e propria fiera che la rappresenti. Il problema, in realtà, non è però la mancanza di un evento del genere, bensì il numero eccessivo: nell’arco di un anno ne sono state infatti organizzate ben tre, il Sana a Bologna, il Cibus a Parma e il BtoBio a Milano. Qualcuno potrebbe giustificare questo fatto dicendo che l’Italia è il primo paese europeo per la produzione biologica e tra i primi del mondo, ma tale qualità potrebbe anche essere un ulteriore input per lanciare un’unica fiera che rappresenti degnamente il biologico italiano, con un’organizzazione impeccabile e che guardi al di fuori dei confini nazionali.
Proprio la scarsa internazionalizzazione, infatti, è sempre stata il maggiore difetto del Sana, che tra le tre fiere italiane del settore biologico è quella con maggiore esperienza alle spalle. E per un settore che conta sulle esportazioni per la metà dei propri introiti, non si può assolutamente trascurare il mercato d’oltralpe. Per questo Sana negli ultimi anni è entrata in crisi, avendo gli agricoltori biologici italiani preferito recarsi al Biofach di Norimberga, senza dubbio molto ben fatto. Cibus e BtoBio, invece, non hanno nemmeno tentato di colmare la lacuna del Sana.
Questo è il colmo, soprattutto se si pensa che il Sana è nato prima del Biofach, e che ha insegnato ai tedeschi come organizzare una fiera sul biologico. Ma gli "allievi" hanno superato i "maestri", e ora il Sana versa in forte crisi, con calo di espositori e introiti. Tuttavia rimane quello bolognese l’evento più conosciuto all’estero per questo settore: è allora dalla storica fiera di Bologna che bisogna ripartire per migliorare, e per lanciare un’unica fiera italiana che rappresenti il biologico agli altri mercati del mondo.