Benessere animale

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Gli allevatori italiani chiedono di spalmare i costi delle nuove norme Ue sulla collettività

In Germania gli avicoltori sono in forte difficoltà: il loro Governo ha infatti deciso di anticipare di due anni la normativa europea che dal 1° gennaio 2012 obbligherà in tutta l’Unione ad allevare le galline ovaiole a terra o dentro gabbie arricchite. Ma gli operatori tedeschi, che si sono appunto dovuti adeguare già dal 1° gennaio 2010, hanno sperimentato in prima persona quanto questa norma costi caro: le spese sono aumentate del 15% per chi ha scelto le gabbie arricchite, e addirittura del 33% per chi ha invece optato per l’allevamento a terra, costringendo tanti piccoli produttori a cessare l’attività. A risentirne è stato però l’intero paese: se prima il tasso di autoapprovigionamento nazionale di uova corrispondeva al 65%, dopo la norma è sceso bruscamente al 51%, scatenando l’inevitabile aumento delle importazioni dagli altri paesi dell’Unione, che ancora stanno attendendo per adeguarsi alla norma.

La questione è stata vista con timore in tutta Europa, tanto che la Direzione generale agricoltura dell’Emilia Romagna ha organizzato un incontro sulla sostenibilità del benessere animale, al quale hanno partecipato anche alcuni funzionari dell’Unione. Il dibattito sull’argomento è stato ampio: gli avicoltori temono infatti che, con l’inevitabile aumento dei costi delle uova in seguito alla nuova legge, il mercato extracomunitario abbia la meglio. Qualcuno ha dunque proposto di spalmare sulla collettività i costi che gli allevatori dovranno affrontare: diluiti fra gli abitanti dei 27 Stati membri dell’Unione, le cifre sarebbero irrisorie, e ne beneficerebbe l’intera collettività, che non subirà l’aumento dei costi delle uova.

Ma la nuova normativa europea non riguarda solo le galline ovaiole: anche i suinicoltori, ad esempio, dovranno attrezzarsi di box per l’allevamento in gruppo delle scrofe in gestazione entro il 1° gennaio 2013. La spesa risulta ingente, e sproporzionata rispetto ai presunti benefici che apporteranno i nuovi box sulla qualità della carne suina. Ma pare che, nonostante le proteste, la politica dell’Unione non farà alcuna retromarcia: secondo i funzionari europei, infatti, l’aumento dei costi sarà giustificato dall’aumento della qualità della carne e della salute degli animali, e i consumatori, accorgendosi della differenza, favoriranno la carne proveniente dai paesi comunitari anche se costerà di più.

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