Approvata la legge contro il caporalato

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Dure sanzioni anche ai datori di lavoro consapevoli dello sfruttamento. Soddisfatto il ministro Martina: \'Dobbiamo lavorare uniti per non avere mai più schiavi nei campi\'.

Con 336 voti a favore e nessun contrario la Camera ha approvato ieri in via definitiva la nuova legge contro il caporalato. Tra le novità introdotte nel nuovo disegno di legge è previsto un inasprimento degli strumenti penali per i caporali, indennizzi per le vittime, rafforzamento della rete del lavoro agricolo di qualità e un piano di interventi per l’accoglienza dei lavoratori agricoli stagionali. Sanzionabili, anche attraverso la confisca dei beni, saranno non solo i caporali, ma anche i datori di lavoro consapevoli dell’origine dello sfruttamento. Saranno previsti fino a sei anni di carcere, che possono diventare otto in caso di violenza o minaccia per chi commette il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

Nel disegno di legge si apprende come “il reato è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore reclutato, chiunque recluta manodopera per destinarla al lavoro presso terzi in condizioni di sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori e chi utilizza, assume o impiega manodopera, anche mediante l’attività di intermediazione di caporali, sottoponendo i lavoratori a condizioni di sfruttamento ed approfittando del loro stato di bisogno”.

«Le vittime di questo fenomeno non sono solo migranti, ma anche persone italiane come Paola Clemente, la bracciante di 49 anni morta nei campi il 13 luglio dello scorso anno mentre era al lavoro in un vigneto ad Andria», specifica il presidente nazionale dell’associazione Libera, don Luigi Ciotti. «Oggi il fenomeno del caporalato e dell’intermediazione illecita di manodopera non riguarda solamente alcuni territori del Sud, ma è in crescita ed è esteso ormai in tutta Italia. I numeri e le storie di negazione della dignità delle persone, contenute nei rapporti annuali sulle agromafie, impongono uno scatto in più da parte di tutti. La riforma approvata compie dei passi in avanti notevoli perché rafforza gli strumenti di contrasto civili e penali, colpendo i patrimoni con la confisca dei beni accumulati illecitamente. Per la prima volta, inoltre, si estendono le finalità del Fondo antitratta anche alle vittime del delitto di caporalato, considerata la omogeneità dell’offesa e la frequenza dei casi registrati in cui la vittima di tratta è anche vittima di sfruttamento del lavoro».

Soddisfatto il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina: «Lo Stato risponde in maniera netta e unita contro il caporalato con questa nuova legge attesa da almeno cinque anni. C’è tanto lavoro da fare e una legge da sola non basta, ma la direzione che abbiamo tracciato è inequivocabile. Dobbiamo lavorare uniti per non avere mai più schiavi nei campi».

Agrinotizie


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