Tea, la nuova frontiera dell’agricoltura bloccata dalle norme vetuste

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La legislazione europea le equipara agli ogm, anche se non vi hanno nulla a che fare

La nuova frontiera dell’agricoltura continua a essere bloccata da un’interpretazione europea che la accomuna agli Ogm. Eppure quella delle Tea (“tecnologie di evoluzione assistita”) permetterebbe di riprodurre in maniera mirata i risultati dei meccanismi alla base dell’evoluzione biologica naturale. E secondo l’ultima indagine dell’Osservatorio giovani agricoltori di Edagricole, il 70% dei giovani agricoltori italiani sarebbe pronto a utilizzarla, con l’obiettivo di migliorare la resistenza a malattie e parassiti (57%), ma anche la produttività (14%).

Il condizionale è d’obbligo, visto che nonostante l’Unione europea le abbia inserite tra gli strumenti per raggiungere gli obiettivi del Green deal entro il 2030, sulle Tea manca un quadro normativo. Anzi, l’interpretazione di una direttiva che le equipara agli ogm ne blocca di fatto la coltivazione in tutta la Ue. «Le Tea nulla hanno a che vedere con i vecchi Ogm e possono rappresentare veramente una nuova via per aumentare la produttività e al tempo stesso per contrastare gli effetti sempre più devastanti dei cambiamenti climatici e delle parassitosi che minano le nostre produzioni e producono una consistente diminuzione del reddito degli agricoltori italiani», spiega il deputato Raffaele Nevi, responsabile nazionale agricoltura di Forza Italia. «È ora che il governo intervenga sulle istituzioni europee affinché si arrivi in tempi rapidi ad una nuova normativa comunitaria e poi nazionale che ci consenta di spingere ancora di più sulla ricerca e soprattutto sulla sperimentazione delle tecnologie di evoluzione assistita».

D’accordo anche l’europarlamentare del Pd Paolo De Castro: «a differenza degli Ogm tradizionali che prevedono il trasferimento di geni tra specie diverse – spiega – le Tea si basano sulla combinazione di geni intraspecie per velocizzare processi che avverrebbero comunque in modo naturale. Possiamo sviluppare varietà più resistenti a malattie e condizioni climatiche avverse, come la carenza d’acqua, e capaci di garantire maggiori rese produttive e quindi minori costi».

Anche secondo la Coldiretti le Tea «permettono di raccogliere la sfida aperta dall’Ue per un sistema agroalimentare salubre e resiliente e di introdurre miglioramenti genetici mantenendo inalterate le caratteristiche distintive di ogni varietà». Questo perché «sono precise e veloci, consentono di ottenere una varietà migliorata, anche arborea, a costi decisamente inferiori rispetto al miglioramento tradizionale».

Insomma, le Tea potrebbero essere applicate alle varietà tipiche dell’agricoltura italiana, a partire dai cereali, e ad altre che sono a rischio per la produttività e la suscettibilità a malattie. La prospettiva è quella di un aumento della produzione italiana e riduzione dell’importazione dall’estero, che sarebbe una vera e propria boccata d’ossigeno per il settore.

Agrinotizie


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