Frutta d’estate, gli orientamenti per il futuro
Gli elementi di sintesi che emergono dalle elaborazioni sulla frutta estiva presentate lunedì scorso a Bologna da Cso e Regione Emilia-Romagna evidenziano il profilarsi di un’annata non eccedentaria. Che per l’ortofrutta sarà un’estate calda lo ha rimarcato nel suo intervento Paolo De Castro, presidente della commissione agricoltura dell’Unione europea.
«Siamo di fronte – ha dichiarato De Castro – a momenti cruciali per l’agricoltura. La riforma della Pac in fase finale di discussione per fine giugno, dovrà poi trovare il budget adeguato nel piano finanziario pluriennale. Nel 2014 si procederà probabilmente in regime di proroga, con la gestione dei finanziamenti ordinari e Psr come da vecchio ordinamento. Per l’Ocm unica ci sono posizioni molto discordanti, ma per i paesi del sud Europa è importante mantenere accorpata la discussione dei dossier per avere maggior peso nella contrattazione».
Sul fronte produttivo per l’estate 2013 non si temono gli accavallamenti produttivi che hanno portato a situazioni critiche in altre annate. Tuttavia la difficoltà economica generale, la minor propensione al consumo e la concorrenza della Spagna rappresentano senza dubbio alcune criticità. La Spagna ha accresciuto, negli ultimi anni, gli investimenti peschicoli con un’offerta di pesche e nettarine (escluse le percoche) che è salita da circa 500.000 tonnellate a quasi 900.000 tonnellate. In forte crescita anche l’export, soprattutto grazie agli investimenti sulle varietà piatte. La regione Catalogna, che rappresenta oltre il 30% della produzione spagnola, è tra le aree che più hanno rafforzato la propria offerta e presenta un calendario di raccolta molto simile a quello delle aree del nord Italia.
Già da oggi però si sta delineando in Emilia-Romagna un elemento di grande positività legato all’importante conversione varietale relativa a pesche e nettarine, orientata verso cultivar a sempre più elevato valore qualitativo e gustativo che avrà interessanti effetti sui consumi e sul valore del prodotto.
Nella carrellata di frutti estivi presi in esame da Cso l’albicocco presenta, in questo momento, una situazione favorevole: produzioni non troppo elevate e non sovrapposte con i competitor, forte concentrazione su varietà ad alto livello qualitativo, buon assorbimento del mercato. Attenzione a conservare questi requisiti ideali senza esagerare con gli impianti.
Per quanto riguarda il susino, emerge la necessità di trovare soluzioni per aumentare la competitività italiana, come risulta dallo studio Cso presentato dal professor Carlo Pirazzoli del dipartimento di scienze agrarie dell’Università di Bologna. Ci sono infatti aree in altri paesi, come ad esempio la Spagna, in cui la coltura è molto più redditizia grazie a un insieme di fattori, soprattutto il minor costo della manodopera. L’Italia, ancora una volta, compensa con le migliori tecniche colturali, le rese più elevate e quindi una maggior specializzazione che comunque diventa indispensabile nella competizione futura.
«Occorre rilanciare il made in Italy dell’ortofrutta italiana – ha dichiarato Paolo Bruni, presidente del Cso – un’identità che è il terzo brand più noto al mondo, secondo quanto riportato dal ministero degli esteri. In Italia abbiamo saputo costruire in tanti anni di sapiente lavoro un valore immenso nell’immaginario collettivo globale, che è il valore della qualità superiore di ciò che si produce a livello nazionale. Ed è da qui che dobbiamo partire tutti insieme per dar forza alla nostra produzione, conquistando nuovi mercati e nuovi consumatori, attraverso una forte azione di internazionalizzazione a cui il Cso si sta dedicando anche mediante l’abbattimento delle barriere fitosanitarie».
Tiberio Rabboni, assessore all’agricoltura della Regione Emilia-Romagna, in conclusione del convegno e in risposta alle sollecitazioni di Claudio Gamberini di Conad a intervenire sulla promozione attraverso il connubio frutta/salute, ha infine lanciato una proposta: «Ritengo che in questo momento sia molto importante aprire i nostri orizzonti e costruire partnership istituzionali con tutte le regioni a elevata specializzazione frutticola. Il caso della Catalogna, con la quale si è già avviato questo processo di scambio, ne è un esempio. In tale ottica, poi, sarei molto soddisfatto se riuscissimo a condividere a livello istituzionale, di produzione e di distribuzione un progetto articolato per promuovere il consumo di frutta e verdura partendo dal valore salutistico dei prodotti».
Tutte le presentazioni proiettate nel corso del convegno sono scaricabili dal sito internet www.csoservizi.com.
Cinzia Zanella (Cso)