Agricoltura, essenziali i lavoratori immigrati
Gli immigrati sono essenziali per l’agricoltura italiana. Oggi i lavoratori provenienti dall’estero costituiscono quasi il 25% della manodopera aziendale agricola non familiare, e il 6,4% del totale: un dato, quello divulgato da Caritas/Migrantes, che ben rappresenta l’importanza dei lavoratori stranieri per un settore che, altrimenti, non avrebbe abbastanza manodopera.
In dettaglio, secondo il rapporto Inail 2011 i lavoratori nati all’estero e occupati in Italia nel settore agricolo sono 310.779, di cui più di 128.000 extracomunitari. Il 53,8% di questi lavoratori stranieri si occupa di raccolta della frutta e vendemmia; il 29,9% di preparazione e raccolta di pomodoro, ortaggi e tabacco; il 10,6% di allevamento; il 3,2% di florovivaismo e il restante 3,5% in altre attività come l’agriturismo o la vendita dei prodotti.
«Con un agricoltura così multietnica – commenta la Confederazione italiana agricoltori – diventa necessario trovare regole semplici, chiare e non ostili alla presenza e alla stabilizzazione degli immigrati. Questo nuovo approccio deve presupporre l’abbandono della politica dell’emergenza e l’avvio di un seria politica dell’immigrazione con una duplice priorità: lavoro e integrazione. In poche parole, occorre ripensare la legge sull’immigrazione: la Cia lo chiede ormai da tempo. Una nuova legge che deve anche dare segnali positivi anche alle imprese che, tra mille difficoltà, cercano di rispettare le regole e salvaguardano l’occupazione. L’agricoltura si è dimostrata un settore capace di resistere dal punto di vista occupazionale, e ciò costituisce, nell’attuale fase di crisi di tanti comparti, una grande opportunità anche per i lavoratori immigrati. Ma questo processo positivo va sostenuto, e le parole chiave sono due: semplificazione e premialità per le imprese virtuose».