Censimento agricoltura, ecco i primi dati

Sono arrivati i primi dati definitivi sul sesto Censimento generale dell’agricoltura, condotto dall’Istat ogni dieci anni per ottenere un quadro completo della situazione del settore primario in Italia. La fotografia che emerge è piuttosto articolata: oggi nel nostro paese i due terzi della Superficie agricola utilizzata (Sau) sono gestiti da appena il 10% delle aziende con Sau superiore a venti ettari (cioè da 162 mila imprese). Le altre aziende, con meno di venti ettari di Sau, gestiscono invece il terzo residuo della superficie agricola utilizzata: si tratta di quasi 1,5 milioni di imprese.
A cambiare è anche la tendenza evolutiva: le aziende grandi tendono ad aumentare di dimensione, quelle piccole a ridursi. Infatti, negli ultimi dieci anni le aziende con più di venti ettari sono aumentate del 7% circa, mentre quelle di dimensione inferiore sono diminuite del 35%. Praticamente hanno cessato l’attività quasi 800 mila aziende con meno di 20 ettari di Sau. Il tutto con un aumento della superficie media aziendale del 44% circa.
L’assetto più strutturato è evidente anche nel comparto zootecnico, dove dal 2000 al 2010 le aziende agricole italiane con allevamenti sono diminuite di oltre il 40% (da 370 mila a 217 mila), mentre i capi allevati sono praticamente i medesimi (circa 10 milioni di Unità Bestiame Adulto).
Altri aspetti importanti li evidenzia Confagricoltura: «Parallelamente, non deve sfuggire una certa tendenza alla perdita di potenziale produttivo. La Sau è comunque diminuita del 2,5% dal 2000 al 2010 (-326.000 ettari): segno che nel processo in corso le aziende che si ristrutturano non riescono a compensare completamente, anche con nuovi investimenti, il potenziale di quelle che cessano l’attività, e che è comunque in atto un certo cambiamento negli ordinamenti. Questi dati devono far riflettere anche sulle politiche che possono essere messe in atto per la crescita e la competitività del nostro sistema produttivo».
Sempre dai primi dati definitivi del Censimento, emerge che le aziende condotte in forme societarie sono aumentate del 48,2% rispetto al 2000, pur continuando a rappresentare solo il 3,6% del totale delle aziende censite. Esse, tuttavia, coltivano il 17,7% della Sau rilevata nel 2010, con un incremento del 6% rispetto alla quota del 2000. «Questi dati ci confortano – nota il presidente di Fedagri-Confcooperative Maurizio Gardini, commentando a nome dell’Alleanza delle Cooperative – anche se siamo ancora lontani dall’avere un tessuto produttivo competitivo sia a livello europeo sia a livello internazionale, dove le dimensione aziendali e la capacità di produrre massa critica per il mercato sono ben al di sopra delle nostre».
Il Censimento inoltre segnala i mutamenti in atto nella società civile e il bisogno di pensare delle politiche ad hoc per l’inserimento degli stranieri nella società rurale e nelle imprese che li assumono. La forza lavoro si è dimezzata negli ultimi 10 anni (-50,9%), spostandosi verso la manodopera salariata (la cui quota è passata dal 14,3% al 24,2% tra il 2000 ed il 2010), nella quale è sempre più significativa la presenza di stranieri. I lavoratori stranieri rappresentano infatti una quota pari al 24,8% della manodopera aziendale non familiare e al 6,4% di quella complessiva (familiare e non).
Infine, dalle indagini Istat emerge il cambiamento della forma di conduzione, che passa dalla lavorazione dei terreni di proprietà a quelli in affitto. Evidentemente il valore fondiario, dettato anche dalla scarsità di terreni disponibili, rimane alto in Italia, analogamente a quanto accade in molti altri paesi europei, e per le aziende agricole riuscire a fare investimenti produttivi diventa sempre più difficile. Tuttavia, la cooperazione può offrire forme di conduzione adatte a superare questo ostacolo consentendo ai soci di mantenere la proprietà garantendo allo stesso tempo forme efficienti e flessibili di conduzione e di gestione della manodopera.