Il biologico in Cina si lega ai social network

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Un paese mai molto interessato all\'agricoltura a impatto zero si sta aprendo verso nuovi orizzonti

I mercati orientali si fanno di anno in anno più interessanti per ogni tipo di settore industriale, e l’agricoltura non fa eccezione. Il prodotto biologico attrae, ma soprattutto viene ricercato quello italiano di alta qualità, che tuttora fa la differenza rispetto al convenzionale locale.

Come testimoniato da alcune delle aziende socie del Consorzio CCPB, il Giappone – che pure non ha una grande tradizione di consumo di cibo bio – si è dimostrato terreno fertile per portare l’alta gamma biologica in Asia, grazie proprio alla garanzia di qualità italiana.

Anche in Cina qualcosa si muove, e gli investimenti sul mondo della certificazione di prodotto stanno aumentando. Esiste ancora un problema riguardo la corretta definizione di ‘biologico’, come testimoniato da questo articolo del China Daily segnalatoci da un corrispondente cinese: succede ancora molto spesso che venga etichettato come biologico un prodotto non certificato, che quindi non risponde ai criteri necessari per ottenere tale definizione.

Eppure, la cultura del biologico come cibo sano e sicuro si sta sviluppando, e con questa uno spazio crescente per l’impiego di standard riconosciuti. La sorpresa è che in un paese che patisce forti restrizioni in ambito di informazione e comunicazione i nuovi media sono protagonisti dello sviluppo e della ricerca nel settore. Anche in Cina si usano i social network, benché non quelli conosciuti in occidente. Al posto di Twitter, i cinesi usano Weibo, e lo stesso sistema di microblogging viene impiegato per piattaforme specializzate, in questo caso nell’agricoltura biologica.

Come spiega l’ispettore cinese Wang Weijie, che si occupa di biologico con riferimento allo standard Global Gap, il metodo Twitter è usato per scambiarsi informazioni e segnalazioni sulle novità del settore, anche se nel caso dei social network specializzati si eccede il limite dei 140 caratteri. “Sarebbe un’ottima idea – osserva Weijie – promuovere l’uso dei social network per scambiarsi informazioni a livello internazionale. Riconvertendo l’uso degli account aziendali all’inglese si potrebbe comunicare in modo più veloce ed efficiente”. In questo caso, se la Cina importa l’interesse per la certificazione biologica che in Europa è già legge da vent’anni, l’Italia dovrebbe prendere spunto dai suoi sistemi di gestione della comunicazione.

Lou Del Bello

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