Il nero 2011 dell’agricoltura toscana

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Il rapporto Cia evidenzia i tanti punti deboli del settore primario in una regione molto rappresentata dall\'agricoltura

Un anno da dimenticare per gli agricoltori toscani. Dal rapporto presentato nei giorni scorsi da Cia Toscana emerge un 2011 pieno di problemi, in tutti gli ambiti chiave dell’agricoltura locale: dall’ortofrutta, alla floricoltura, all’agriturismo, che ha visto un calo nella sua clientela abituale, quella tedesca.

Dal punto di vista della produzione, i costi dell’anno che si chiude sono aumentati del 5-6%, principalmente a causa di fattori energetici e di altri fattori produttivi, come i mangimi. La Cia segnala anche difficoltà legate ad una burocrazia troppo complessa che non accenna a snellirsi, nel disinteresse delle istituzioni. Secondo le sue proiezioni, in un anno gli operatori spendono ben 90 giorni lavorativi solo occupandosi di carte e regolamenti.

Nel primo quadrimestre, i prezzi dei prodotti agricoli promettevano bene. Più avanti, si è registrato un nuovo calo che ha riallineato i prezzi, in alcuni casi, a quelli del 2009. Un grosso passo indietro, secondo Giordano Pascucci, presidente della Cia Toscana. “Nonostante le difficoltà che ci sono – commenta – l’agricoltura è un pilastro fondamentale per l’economia toscana. Sono perfettamente d’accordo con quanto detto dal presidente della Regione Rossi nei giorni scorsi, ovvero che senza l’agricoltura il Paese non cresce, e in particolare in Toscana l’agricoltura riveste un ruolo fondamentale. Apprezziamo quanto sta facendo la Giunta regionale per la nostra agricoltura. Per questo sollecitiamo una accelerazione e un rafforzamento degli interventi regionali verso il settore per uscire dalla crisi, attraverso più credito ed azioni per dare maggiore competitività alle imprese. Sono necessari interventi per gli investimenti per ammodernare le imprese, per strutturare le filiere, per l’aggregazione, il ricambio generazionale e l’innovazione. Va poi rimarcata, purtroppo, l’assenza completa della politica agraria nazionale. Anche nella manovra finanziaria – aggiunge Pascucci – non c’è traccia dell’agricoltura”.

Un buon lavoro di squadra in ambito regionale, dunque, in parte vanificato dalla scarsa attenzione delle istituzioni nazionali. Anche la produzione di ortofrutta, inoltre, ha subito disastrosi crolli: secondo Valentino Vannelli, direttore di Cia Toscana, la crisi ha colpito duramente “il comparto degli ortaggi freschi e di alcune produzioni frutticole estive quali meloni e angurie. In Toscana, durante il periodo estivo, in molti casi meloni e angurie non sono stati raccolti in quanto i soli costi di raccolta superavano i prezzi spuntabili. Il fenomeno si è presentato soprattutto nelle aree regionali dove queste produzioni sono sviluppate in pieno campo per essere avviate ai mercati generali ed alla Gdo. Un altro elemento da tenere presente è una concorrenza internazionale ormai giunta a livelli inconcepibili: durante l’estate si è avuta notizia di carichi di angurie greche giunte franco destinazione al prezzo di 8 centesimi al chilo”.

Ancora una volta, i fenomeni negativi a livello locale vengono, secondo Cia, aggravati dai problemi sul piano nazionale “A monte di tutto questo – conclude infatti Pascucci – individuiamo elementi di debolezza nel governo dell’agricoltura. Aver cambiato tre ministri in tre anni è un record negativo che non vorremmo più sopportare e che, tanto per essere chiari, ha certamente influito sulla assoluta mancanza di attenzioni per il comparto primario. E’ necessario mettere a punto un concreto ed efficace piano di semplificazione”.

Lou Del Bello

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