Lunghi lavori per i vini Dop e Igp in Ue

Per lo Stato italiano si avvicina la scadenza di un compito molto impegnativo: entro il 31 dicembre 2011 dovrà trasmettere all’Unione Europea la documentazione necessaria per il riconoscimento a livello comunitario dei vini Dop e Igp. La pratica, prevista dal regolamento Ce n. 1234/2007, prevede che le denominazioni dei vini già esistenti o in corso di riconoscimento al 31 luglio 2009 vengano riconosciute a livello comunitario: un avvenimento molto importante, che, se il Ministero delle politiche agricole preparerà adeguatamente le carte necessarie entro il 31 dicembre, vedrà il riconoscimento di 386 denominazioni di origine protetta e 118 indicazioni geografiche protette. Una cifra molto elevata, a dimostrazione che il lavoro che sta compiendo il Ministero, anzi il comitato appositamente indetto dal Ministero, è particolarmente impegnativo, anche perchè è necessaria una piena sintonia con tutte le Regioni e i consorzi di tutela.
Si pensi che ogni fascicolo da presentare alla Commissione europea deve contenere il decreto di approvazione, il documento unico elaborato dalla Commissione e il disciplinare di produzione. Quest’ultimo, in particolare, dovrà indicare la zona di vinificazione, l’indicazione dell’organismo addetto al controllo e gli elementi che evidenziano il legame con il territorio: il disciplinare di produzione si rivela dunque la parte più complessa della documentazione, soprattutto per il legame con il territorio, elemento che sta causando numerosi problemi (ma non solo all’Italia).
La Commissione europea ha infatti trasmesso le linee guida per l’individuazione degli elementi, ma nel caso dell’Italia e di altri Stati membri, le relazioni storiche e tecniche tra il vino e il suo territorio di origine si trovavano già allegate alle richieste di riconoscimento o di modifica delle Dop e delle Igp. Esse stanno dunque venendo rielaborate secondo i desideri dell’Ue. E questa rielaborazione dovrà a sua volta essere inserita nei nuovi disciplinari italiani Dop e Igp: un lavoro burocratico molto lungo e fastidioso, che rischia di far correre il Mipaaf per fare in tempo per la scadenza del 31 dicembre. Ma ancora più attenzione dovrà essere prestata in futuro, quando ogni eventuale variazione dei disciplinari dovrà rispettare le nuove linee guida europee.