Mais ogm
La lunga battaglia italiana fra contrari e favorevoli agli ogm continua, questa volta con un punto a favore dei primi. Lo scorso 18 marzo, infatti, la Commissione sementi ha negato a Monsanto la richiesta di iscrizione del suo mais geneticamente modificato, nonostante la sentenza di gennaio del Consiglio di Stato avesse lasciato qualche speranza di via libera alla coltivazione. In realtà, il ministro delle politiche agricole Luca Zaia, da sempre contrario a questa forma di coltivazione, il giorno dopo la sentenza della Commissione – della quale lo stesso ministro fa parte – ha firmato un decreto che vieta la coltivazione del mais geneticamente modificato.
Di certo, il provvedimento non è un "no" assoluto contro gli ogm, in quanto è rivolto solo verso una specifica varietà, ma Zaia ribadisce che «la stragrande maggioranza dei cittadini, il 75% secondo gli ultimi sondaggi, è contraria agli ogm, perciò questo primo decreto non fa che rispettare la volontà popolare». Ma non è solo il ministro delle politiche agricole ad essere contrario: la decisione della Commissione sementi è stata presa all’unanimità. Di essa fanno parte altri due ministri, quello dell’ambiente e quello della salute, nonché i rappresentanti delle regioni Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Friuli Venezia Giulia.
Particolare soddisfazione per il provvedimento è stata espressa da Sergio Marini, presidente Coldiretti: «La nostra contrarietà agli ogm non è solo una questione economica od etica, ma riguarda soprattutto i temi della sicurezza alimentare e ambientale». Deluso, invece, Silvano Dalla Libera, presidente Futuragra, che in mano aveva il ricorso riconosciuto valido lo scorso gennaio dal Consiglio di Stato. «Ma la decisione della Commissione sementi – dice Dalla Libera – era già stata annunciata da Zaia subito dopo la sentenza del Consiglio».