Grande aumento del girasole in Italia

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Il rialzo delle quotazioni ha provocato un aumento delle colture, dopo i record negativi della precedente annata. Ora la speranza è quella di coprire i costi di produzione.

La campagna 2010/2011 del girasole è stata eccezionale: il prezzo di questo prodotto è aumentato di ben il 72% in più rispetto alla precedente annata, aggirandosi tra i 350 e i 370 euro/tonnellata (un record che ha battuto quello del 2007/2008). Purtroppo, però, tale crescita dei prezzi non è riuscita a valorizzare la produzione italiana: il 2010, infatti, ha fatto registrare il minimo storico di superfici coltivate a girasole, che a malapena hanno raggiunto i centomila ettari (-19% rispetto al 2009), seguendo un declino che va avanti dal 2006, quando gli ettari erano circa 145 mila. Si pensi che gli ettari dell’anno passato equivalevano a quelli del 1988.

Va detto, tuttavia, che al calo della superficie è corrisposto un aumento della produzione del 7%, grazie al miglioramento delle rese provocato dalle favorevoli condizioni climatiche. Oggi, così, l’interesse per il girasole in Italia sembra essere tornato: i dati sulle semine di aprile sono molto positivi, con aumenti anche del 20-30%, proprio grazie al rialzo delle quotazioni.

Attualmente, il 70% dei campi coltivati a girasole si trova in tre regioni, Marche, Umbria e Toscana, alle quali seguono Molise, Abruzzo ed Emilia Romagna: questo tipo di coltura, insomma, è fortemente concentrato nell’Italia centrale. Il nostro paese, tuttavia, riesce a soddisfare solo la metà del fabbisogno nazionale di girasole, che ogni anno viene dunque importato soprattutto da Ungheria e Romania.

Ma nonostante questi dati sconfortanti, è importante impedire il destino del girasole, che lo vedrebbe come una coltura marginale in Italia. Questo prodotto, infatti, presenta dei notevoli vantaggi permanenti: efficace avvicendamento con i cereali del periodo autunnale e invernale, semplicità delle tecniche di coltivazione, basse anticipazioni colturali e adattamento alle colline asciutte. A questi vanno aggiunti i vantaggi momentanei, ovvero il favorevole andamento dei prezzi e gli incentivi agroenergetici per la filiera corta, nonché l’articolo 68 della Pac, che classifica questa coltura come ammissibile al pagamento supplementare nella misura "Avvicendamento biennale", in alternanza ai cereali autunno-vermini (ma solo per le regioni centro-meridionali).

Se si pensa, infine, che le ingenti piogge dello scorso autunno hanno ostacolato le semine dei cereali autunno-vermini, lasciando più superfici disponibili per le colture primaverili, è facile capire perchè in aprile le semine del girasole sono aumentate anche del 30%. Un notevole incremento è avvenuto al Centro e al Sud Italia, mentre al Nord hanno continuato a prevalere soia e mais. La speranza di tutti gli agricoltori che si sono dedicati alla coltivazione del girasole è di riuscire a coprire i costi di produzione: con l’attuale quotazione di 350 euro/t, è necessaria una resa di almeno 2 t/ha, raggiungibile senza difficoltà, ma siccità permettendo.

Agrinotizie


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