Anche le scrofe vogliono la sala parto

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Alcune accortezze per aumentare la produttività dei suini, prestando loro attenzione sin dalla nascita e lungo tutto il corso delle stagioni.

Come aumentare la redditività della propria azienda? La risposta è semplice: basta restare al passo con i tempi. Ma c’è un settore, in Italia, che sembra non volerlo capire, ed è quello dei suinicoltori, i quali sembra che debbano ancora assumere una mentalità imprenditoriale che li renda competitivi a livello europeo. Difficile fare passi avanti se si resta con una mentalità pressoché chiusa verso le novità, ma è comunque possibile seguire alcuni semplici consigli per aumentare la redditività dei propri suini, prima di tutto aumentando il loro benessere.

E’ ormai risaputo, infatti, che la tutela dei maiali va mantenuta lungo tutto il corso dell’anno, e non solo nei mesi più caldi: è vero che questi ultimi sono i più pericolosi per i suini, ma non va dimenticato di prestare loro attenzione anche durante l’inverno, in modo da renderli più produttivi. Ne va dei bilanci della propria azienda. E se proprio non si riesce a mantenere una cura costante, è sufficiente istruire i dipendenti a farlo al posto del titolare. Ma non bastano queste semplici accortezze per dare una decisa svolta alla produttività del proprio stabilimento: le azioni possibili sono molte di più.

Un elemento molto importante, ma purtroppo molto trascurato dagli allevatori italiani, è ad esempio quello della sala parto: possedere un ambiente del genere, ovviamente dotato di tutte le accortezze, aumenta notevolmente la produttività dei suini. Tuttavia le necessità fisiche degli animali stessi rendono molto difficile mantenere una sala parto perfetta, almeno dal punto di vista della temperatura. Le scrofe, infatti, quando allattano producono molto calore, perciò per loro è necessario mantenere il climatizzatore tra i 12 e i 22 gradi. Ma lo stesso discorso non vale per i suini appena nati, che nelle prime due settimane di vita hanno bisogno di almeno 35 gradi, per poi calare a 25-28 nella terza settimana.

Soddisfare l’esigenza dei neonati significa aumentare lo stress della scrofa, che si tramuta in una minore produzione di latte e addirittura, dopo lo svezzamento, in calori ritardati e ovulazioni poco efficienti. Al contrario, mantenere la temperatura richiesta dalla madre rende i piccoli poco vitali, con la conseguenza che durante la crescita non riusciranno a raggiungere la loro migliore potenzialità produttiva. Il complicato dilemma è risolvibile tramite una sala parto che prevede una temperatura adeguata ai bisogni della scrofa, dunque tra i 12 e i 22 gradi, ma che allo stesso tempo contenga dei nidi più caldi nei quali i piccoli suini possano rifugiarsi.

Nei primi due giorni, tuttavia, i cuccioli non li utilizzeranno, dato che si addormenteranno attaccati alla mammella della scrofa dopo averne succhiato il latte: è allora necessario un adeguato sistema di ventilazione che non scontenti nessuna delle due parti, sia dal punto di vista della temperatura che da quello dei gas prodotti, che andranno espulsi dalla sala. Un impianto tale è ovviamente difficile da gestire, e per qualcuno anche costoso, ma i risultati in termini di produttività saranno molto più soddisfacenti. Senza dimenticarsi, però, che l’attenzione ai piccoli suini va mantenuta anche dopo lo svezzamento, quando, per ridurre lo stress dei cuccioli, è molto utile somministrare loro sostanze nutritive come oli essenziali, acidi organici, enzimi e probiotici: i suinetti ringrazieranno guadagnando una produttività stellare.

Agrinotizie


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