Gli agrofarmaci e la sicurezza alimentare

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Quanto sono dannosi i prodotti fitosanitari e come l\'agricoltura sta cambiando a favore della salute.

di Patrizio Spadanuda

Il comparto agroalimentare negli ultimi decenni è alle prese con due dogmi: garantire a una popolazione costantemente in crescita la possibilità di fruire di cibo, e mettere sul mercato prodotti sani, salubri, e ottenuti in maniera ecosostenibile. Al giorno d’oggi, in agricoltura, per questi scopi vengono impiegati gli agrofarmaci.

Cosa sono gli agrofarmaci

Anzitutto è bene fare una premessa per quel che concerne etimologicamente il termine agrofarmaco. Esso deriva dal latino, dove agro fa riferimento ad agricoltura e farmaco alla sostanza in grado di esercitare una azione curativa.

Volendo dare una definizione prettamente tecnica, possiamo affermare che gli agrofarmaci sono sostanze chimiche originate in alcuni casi naturalmente dalle piante, mentre in altri sono prodotti sinteticamente dall’uomo. Gli agrofarmaci sono in grado di combattere le malattie, gli insetti e le erbe infestanti che arrecano danni alle colture.

Da come si può evincere, il termine è generico: infatti, contrariamente a quanto si può pensare, non si fa ricorso all’impiego di prodotti chimici solo in pieno campo, ma si può ricorrere a essi in svariate situazioni, come ad esempio per i trattamenti che subiscono le sementi impiegate alla semina, oppure sul prodotto raccolto al fine di prevenirne il deterioramento.

Impieghi e risvolti degli agrofarmaci

Tramite l’impiego degli agrofarmaci si ottengono numerosi risvolti positivi. In linea generale, il vantaggio principale è l’ottenimento di produzioni in quantità e qualità superiori. Questo importante aspetto è da ricercare in una limitata o nulla competizione vegeto/riproduttiva esercitata dalle specie vegetali indesiderate: queste ultime, infatti, esercitano sulla coltura in atto una competizione di carattere nutrizionale, idrica, ambientale e allelopatica. Inoltre il prodotto ottenuto risulta essere omogeneo e privo di alterazioni, limitando e/o annullando la presenza di funghi, muffe e batteri.

Caratteristiche degli agrofarmaci

Al giorno d’oggi in un pesticida sono ricercate una serie di caratteristiche cui necessariamente deve avere. Anzitutto un agrofarmaco deve essere in grado di esplicare, nei confronti delle malerbe, un’azione di contrasto ed eliminazione; inoltre deve essere in grado di prevenire, curare ed eradicare le infezioni causate ad esempio da crittogame, fitofagi, virus e batteri. Tuttavia un formulato commerciale, come detto nella premessa, deve possedere altri requisiti, quali:

  • Sicurezza. Il prodotto non deve arrecare danno alle persone che vengono a contatto con essi durante le fasi di produzione, utilizzo e consumo del prodotto oggetto di trattamento.
  • Specificità. Nel gergo tecnico prende nome di "spettro d’azione". Con tale riferimento si intende l’insieme delle avversità controllate da un prodotto fitosanitario. A tal proposito distinguiamo due tipologie di formulati: quelli ad ampio spettro d’azione e quelli a spettro limitato. Viene da sé che i prodotti ad ampio spettro agiscono su numerose malattie impiegando un solo prodotto in un solo intervento, mentre quelli a spettro limitato sono caratterizzati dall’avere una elevata selettività d’azione.
  • Selettività. È l’attitudine dell’agrofarmaco (insetticida o acaricida) di agire nei confronti di determinate avversità, rispettando il più possibile gli organismi utili (parassitoidi, probubi, predatori). In virtù di quanto affermato, i prodotti caratterizzati da un’alta selettività sono quei prodotti fitosanitari a limitato spettro d’azione.
  • Limitata persistenza. Il prodotto chimico, dopo avere terminato la sua azione, trascorso un determinato lasso di tempo deve degradarsi e risultare innocuo nei confronti dell’ambiente.

Agrofarmaci e alimentazione

Ogni giorno, un individuo nella propria dieta può essere soggetto ad assimilare prodotti contenenti residui di agrofarmaci. Per stabilire se un prodotto risulta essere tossico alla salute di chi lo ingerisce possono essere necessari numerosi anni di studio.

Nello stabilire la pericolosità da residui di fitofarmaco è necessario considerare la tossicità e l’entità dell’esposizione. Nella determina ci si basa sul concetto di rischio, ovvero la probabilità che effetti negativi possano manifestarsi in un organismo a seguito di un’esposizione alla sostanza. Su questa definizione teorica si basa la relazione dose-risposta, potendo così determinare la concentrazione attraverso la quale si determinano effetti negativi a breve e a lungo termine. Da tale relazione si tiene conto di due parametri:

  • NOAEL (No Observed Adverse Effect Level)
  • LOAEL (Lowest Observed Adverse Effect Level)

Il primo indice esprime la dose più alta alla quale non si sono manifestati effetti avversi, mentre il secondo esprime il livello più basso che produce effetto di tossicità.

Oltre a quanto detto, molto importante è la determina di due altri indici: ARfD (Acute Reference Dose, dose acuta di riferimento) e ADI (Acceptable Daily Intake, assunzione giornaliera accettabile). L’ARfD rappresenta l’assunzione accettabile di agrofarmaco in seguito a una singola dose giornaliera senza che vi siano rischi apprezzabili per la salute umana; mentre l’ADI rappresenta la dose di fitofarmaco accettabile dall’individuo cui è esposto quotidianamente e ripetutamente per tutta la vita.

I livelli fissati da tali studi generalmente sono di tipo precauzionale: infatti, i valori ARfD e ADI sono generalmente fissati a un livello 100 volte inferiore del valore NOAEL.

Agrofarmaci e agricoltura oggi: la lotta integrata

Negli ultimi decenni, per via di una maggiore presa di coscienza di stampo ecologico, l’agricoltura ha mutato la concezione per quel che concerne la difesa della colture. Al giorno d’oggi il modello di agricoltura praticato con maggiore diffusione risulta essere quello della lotta integrata.

Anticipiamo subito che questa tipologia di lotta risulta essere una sinergia di più aspetti ripresi dai precedenti modelli di difesa. In altre parole, questa tecnica mira al controllo/eliminazione di avversità basandosi sui seguenti mezzi:

  • Mezzi chimici. Impiego di prodotti chimici, ma con una riduzione delle dosi e interventi. Nella scelta del formulato è da preferire un prodotto che presenta un’elevata selettività, un livello di tossicità minimo/nullo nei confronti dell’uomo e degli insetti utili, e un’alta capacità di degradazione. Aspetto importante è quello di ricorrere a trattamenti di natura chimica al raggiungimento della soglia di intervento tramite il monitoraggio della popolazione mediante trappole sessuali.
  • Mezzi biologici. Mediante l’utilizzo di predatori naturali.
  • Mezzi genetici. Scelta di cultivar/varietà resistenti a determinate fisiopatie.
  • Mezzi biotecnologici. Mediante l’uso di trappole a feromoni, trappole cromotropiche, confusione sessuale, bioinsetticidi.
  • Mezzi agronomici. Rotazione colturale, concimazioni e interventi irrigui razionali, scelta di adeguate forme di allevamento, potatura.

La tecnica della lotta integrata dovrebbe essere sempre praticata, poiché garantisce un’adeguata produzione con determinati standard quali/quantitativi. Basandosi sul sinergismo di diversi aspetti essa limita l’uso degli agrofarmaci, ottenendo comunque prodotti quali/quantitativamente soddisfacenti.

Non da meno è l’importanza che offre questo tipo di agricoltura per quel che riguarda il binomio prodotto e residuo: in questo caso, proprio per via della cosciente gestione dei fattori di produzione, si ottengono prodotti i cui limiti di residuo rientrano nei parametri imposti da disciplinari e normative.

Bisogna inoltre spezzare le logiche che legano le produzioni agrarie e i prodotti chimici: infatti, non sempre il prodotto chimico deve essere visto con un’ottica negativa; anzi, a volte può possono verificarsi situazioni dove un prodotto non trattato può presentarsi dannoso per la salute di chi lo ingerisce in maniera ben più grave di un prodotto trattato.

L’agricoltura al giorno d’oggi deve mirare a una produzione di qualità, sana e salubre, ma al tempo stesso nel rispetto del territorio e dell’ambiente, sapendo gestire coscientemente tutti i fattori della produzione. Così facendo a beneficiare ne sarà la collettività intera.

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L’AUTORE: Patrizio Spadanuda è perito e ricercatore agrario.

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