Cereali, l’effetto Ucraina rialza i prezzi

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Gli Usa hanno aumentato le loro esportazioni grazie alle preoccupazioni per la crisi ucraina, che è il terzo esportatore al mondo.

di Sergio Pitzalis

L’effetto Ucraina continua a fornire una base di supporto interessante per i cereali e i semi oleosi di Stati Uniti e Francia. I prezzi a termine stanno salendo con un’intensità che non vedevamo da tempo, andando incontro alle nostre previsioni cicliche stagionali. Intanto le soft commodities (caffè, cacao, zucchero, ecc.) hanno raggiunto una prima zona di resistenza interessante, idonea per una pausa tecnica, ma che servirà a ricaricare i mercati per una nuova fase rialzista.

Mercato internazionale

Tutto ancora gira intorno alla crisi Ucraina, ben lontana da una soluzione definitiva. Gli operatori del settore continuano a essere preoccupati: l’Ucraina rappresenta il terzo paese al mondo per esportazioni di grani e soia. Le possibili difficoltà di tipo logistico tengono alta la tensione, favorendo la crescita dei prezzi agricoli degli altri leader mondiali come Usa ed Europa. Non a caso, infatti, si registrano dei dati settimanali sulle esportazioni di grano e mais da parte degli Stati Uniti sopra ogni attesa: si parla, per il frumento, di 556 mila tonnellate del vecchio raccolto e 44 mila tonnellate del nuovo raccolto; ben sopra le attese del Dipartimento dell’agricoltura americano.

L’agenzia per l’agricoltura della Fao, l’Amis, alza le stime per il raccolto mondiale di grano di 2 milioni di tonnellate, alzando il record di frumento a 716 milioni di tonnellate e aumentando le scorte finali di 3 milioni, portandosi complessivamente a 179 milioni di tonnellate. Stasera sarà la volta dei dati del Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti (Usda).

È interessante osservare come gli ultimi dati disponibili sull’andamento dei raccolti in Ucraina e Russia parlino di una condizione buona nella fase di dormienza. Il clima insolitamente caldo delle ultime settimane ha ridotto però notevolmente il manto nevoso protettivo delle nuove colture, rendendole così più vulnerabili in caso di un calo delle temperature. Negli Stati Uniti la siccità, nella zona del sud, continua a sollevare qualche preoccupazione per il raccolto dormiente, in particolare nelle aree dove abbiamo avuto più freddo rispetto alla media del periodo e con un manto nevoso ridotto. Tuttavia, nessun danno grave è stato segnalato fino a oggi.

Da notare come le notizie dai mercati fisici di Usa ed Europa siano nel complesso positive, non lasciando spazio a rialzi dei prezzi così pronunciati. Appare evidente come in questo momento tutto pesi sulla crisi ucraina. Lo stesso granoturco, senza spunti fino a poche settimane fa, risente in modo consistente delle difficoltà ucraine, tornando a testare i 5 dollari per bushel. I semi oleosi, ormai in tendenza rialzista da settimane, non accennano a fermarsi raggiungendo i 14 dollari e 57 cent per bushel. Come dicevamo la settimana scorsa, qui è più la Cina ha condizionare il prezzo della questione Ucraina.

Cala intanto il prezzo della farina di soia, a seguito delle prime rinunce da parte della Cina. Ma adesso tutti gli occhi sono puntati sui dati di stasera da parte della Usda.

Mercato europeo

Intanto in Europa le condizioni rimangono stabili. Fino ad ora il clima mite, ma molto umido, ha colpito con forti inondazioni la parte occidentale del vecchio continente, come nel Centro e Nord Italia e nelle Isole Britanniche, rischiando di influenzare in modo negativo il nuovo raccolto. Meglio è andata a Francia e Spagna, con precipitazioni abbondanti, ma con un impatto sulle culture senza dubbio minore.

La Commissione europea, tuttavia, ha rilasciato le prime previsioni per la produzione di grano e mais per il 2014/2015, con una stima leggermente superiore a quello della scorsa stagione. Per il raccolto di orzo in Europa ci stiamo attestando sui 56,9 milioni di tonnellate, in calo di circa 3 milioni rispetto allo scorso anno.

Infine, sempre la Commissione europea parla di esportazioni di frumento per il 2014/2015 ferme a 22 milioni di tonnellate, in un calo di 4 milioni rispetto allo scorso anno.

Mercato italiano

Sul fronte interno, invece, è ancora fermo il prezzo del nostro grano tenero tipo n° 4 – buono mercantile – p.s. 76/77 kg/hl, c.e. 2%. Alla Borsa Merci di Bologna, in quest’ultima settimana il prezzo per tonnellata non è stato scambiato, rimanendo fermo tra 201 e 206 euro la tonnellata.

In rialzo invece il grano duro sulla Borsa di Foggia:

  • Borsa merci di Bologna. L’oscillazione settimanale è ferma tra 258 e 262 euro/tonnellata per la qualità Nord – Buono Mercantile – rinfusa partenza p.s.76/77 kg/hl,c.e.1,5+1,5%, bianc.50/60%, volp.12%, prot. 12% (produzione nazionale 2013).
  • Borsa merci di Foggia. L’oscillazione settimanale è stata tra 270 a 275 euro/tonnellata per la qualità Buono Mercantile (peso min. Kg. 78 per hl; umidità 12%; spezzati max 6%; farinosi 1-2%; bianconati dal 26% al 35%; nulli 0,50%; volpati, max 4%); contenuto proteico min. 11,5%.
  • Borsa di Milano (contratto consegna marzo 2014). L’ultimo prezzo trattato è stato di 266 euro per contratto. Trattasi del nuovo strumento a termine sul grano duro, emesso dalla borsa di Milano ma con volumi ancora non sufficienti per decretarne una propria autonomia.

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Sergio Pitzalis è titolare della Gsa (Gann Systems Analysis), che da oltre 10 anni opera sui mercati finanziari e sulle principali borse merci internazionali per offrire un supporto alle aziende agricole. Ogni lunedì cura su Agrinotizie una rubrica in cui analizza il mercato internazionale e italiano dei cereali. Pitzalis offre inoltre delle analisi approfondite sulle tendenze internazionali del mercato dei cereali. Clicca qui per maggiori informazioni o scrivici per contattare Sergio Pitzalis.

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