Agrofarmaci e diserbo nel ciclo del frumento

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Una guida tecnica per l\'utilizzo dei prodotti chimici nei campi di frumento: epoche di intervento del diserbo, lotta agli insetti dannosi e prevenzione delle malattie fungine.

di Patrizio Spadanuda

In un ciclo colturale gli agrofarmaci rivestono un ruolo predominante. In agricoltura si ricorre all’impiego di prodotti chimici in svariate situazioni, ma indipendentemente da quali esse siano, l’azione esplicata è quella di preservare la coltura da avversità climatiche e parassitarie di vario tipo, le quali potrebbero compromettere in maniera più o meno marcata il normale equilibrio vegeto/riproduttivo.

Gli agrofarmaci nel frumento

Quando si parla di agrofarmaci nel ciclo colturale del frumento spesso si associa la parola diserbo. In effetti il diserbo è il principale intervento agronomico, dove qualora si presentino le condizioni d’intervento, deve essere necessariamente praticato. Tale intervento rappresenta un crocevia determinante per l’ottenimento di una produzione soddisfacente sotto i profili della resa e qualità. L’azione dell’erbicida si manifesta in una mirata inibizione e consecutivo disseccamento di determinate tipologie di piante, definite infestanti, privilegiando unicamente lo sviluppo della coltura desiderata permettendo a quest’ultima di esprimere al meglio le proprie potenzialità produttive.

Volendo andare oltre una semplice definizione e per comprendere meglio l’importanza del diserbo, dobbiamo necessariamente menzionare i risvolti negativi operati dalle erbe infestanti. Le malerbe esercitano nei confronti della coltura in atto una “competizione” delle risorse quali luce, acqua ed elementi nutritivi. In base al grado di infestazione della coltura, questo si ripercuote in una più o meno marcata riduzione delle rese oltre che ad una possibile difficoltà di raccolta del prodotto.

Diserbo: epoche di intervento

Il diserbo chimico può essere eseguito in tre epoche: pre-semina, pre-emergenza e postemergenza.

  • Si ricorre al diserbo in pre-semina quasi esclusivamente quando ci troviamo nel caso di semina su sodo o semina diretta. In questo caso si interviene con erbicidi totali volti a eliminare le infestanti emerse sul futuro letto di semina.
  • Il diserbo in pre-emergenza, generalmente poco praticato, viene effettuato nel periodo immediatamente successivo alla semina. Questa tipologia di intervento esercita un’azione di controllo preventivo su numerose infestanti ancora non emerse: ciò garantirà uno sviluppo ottimale della coltura, che per via di una competizione nulla può sfruttare al meglio la disponibilità della luce e delle risorse idrico/nutrizionali. In questo caso si ricorre ad erbicidi antigerminello.
  • Il diserbo in post-emergenza è la tipologia di intervento più diffusa. Viene effettuato in un periodo abbastanza ampio e consente di controllare contemporaneamente gli infestanti mono e dicotiledoni, ovvero malerbe a foglia stretta e a foglia larga. L’epoca consigliata di intervento coincide con la fase di sviluppo compresa tra le tre foglie e la fine dell’accestimento. In questa fase, è possibile intervenire con una vasta gamma di prodotti da scegliere in funzione della tipologia di flora infestante presente. Considerazione importante, in questo caso, è quella di intervenire quando le infestanti sono ai primi stadi di crescita: questo consente di minimizzare la competizione che si instaura tra la coltura e le infestanti. Tuttavia, molte infestanti presentano uno sviluppo primaverile, per cui se si interviene precocemente a fine inverno, può verificarsi la necessità di intervenire con un secondo trattamento in post emergenza. Nella scelta dell’erbicida, bisogna tenere in considerazione che alcuni di essi possono presentare fenomeni di fitotossicità alla coltura che segue in avvicendamento il grano, per via di una lenta degradazione del principio attivo contenuto in esso.

Le infestanti mono e dicotiledoni

Dopo esserci soffermati sull’importanza del diserbo e sulle epoche di intervento, occorre spendere due parole sulle malerbe che generalmente troviamo in campo.

Quanto alle infestanti monocotiledoni, citiamo la presenza costante della Poa (Fienarola comune) Poa trivialis, Lolium (Loglietto) Lolium spp., Bromus (Forosacco) Bromus spp., Avena (Avena) Avena spp., Alopecurus (Coda di volpe) Alopecurus myosuroides, Phalaris (Scagliola minore) Phalaris minor Retz..

Per quanto riguarda le infestanti a foglia larga, registriamo la presenza costante delle seguenti: Fumaria (Fumaria comune) Fumaria officinalis, Galium (Caglio, Attaccaveste) Galium spp., Veronica (Veronica comune) Veronica persica, Stellaria (Centrocchio comune) Stellaria media Vill., Papavero (Papavero comune) Papaver rhoeas, Camomilla (Camomilla comune) Matricaria chamomilla L., Ravanello (Ravanello selvatico) Raphanus raphanistrum L., Senape (senape selvatica) Sinapis arvensis L..

Modalità e tempi di azione del principio attivo

L’efficacia del trattamento del diserbo nella rimozione delle malerbe è il risultato dell’azione esplicata del principio attivo contenuto in esso. Entrando nello specifico, possiamo affermare che tali molecole provocano delle interruzioni della sintesi di particolari amminoacidi tramite l’inibizione di determinati enzimi. Dal momento di intervento, che deve essere eseguito correttamente al fine di garantire la corretta distribuzione e conseguente bagnatura della massa vegetativa, il principio attivo entro poche ore viene assorbito. Nel breve tempo, stimato in 2/3 giorni, si ha il blocco dello sviluppo dell’infestante. Nei giorni successivi, in conseguenza all’arresto della crescita, si ha la comparsa sempre più marcata di macchie clorotiche, arrossamenti e ingiallimenti vari della massa epigea. Dopo circa un mese dall’applicazione si assiste alla morte della flora infestante.

Consigli di intervento

È bene citare che il successo di un trattamento non è dovuto solo dall’efficacia del prodotto impiegato. Con questo vogliamo affermare che bisogna considerare anche altri fattori che potrebbero interferire negativamente nella riuscita del trattamento. In virtù di quanto detto bisogna tenere in considerazione i seguenti consigli tecnici:

  • Intervenire nella corretta epoca.
  • Disporre un corretto quantitativo di prodotto su volume d’acqua.
  • Mantenere una corretta pressione di distribuzione.
  • Mantenere un’adeguata calibratura ed efficienza degli ugelli.

Altre applicazioni

L’utilizzo dei prodotti chimici, nel contesto colturale riferito alla coltivazione del frumento, non si limita alla sola pratica del diserbo. Nell’agricoltura moderna, infatti, l’agricoltore non può limitarsi a controllare la coltura agendo in poche e determinate epoche, bensì deve prestare attenzione lungo tutto il suo ciclo vitale. La coltura deve essere monitorata fin dalla semina con l’impiego di semente conciata, passando successivamente con la pratica già trattata del diserbo, e terminando infine con la difesa da insetti e malattie fungine.

Quanto al primo intervento, bisogna necessariamente esporre l’importanza della concia delle sementi. Anzitutto è bene precisare che per seme conciato intendiamo semente alla quale è stato aggiunto un fungicida. L’importanza esplicata dal quest’ultimo è rilevante: esso fin dai primi stadi di sviluppo protegge la coltura da attacchi fungini che potrebbero compromettere fin da subito lo sviluppo della coltura. È bene sapere che tali funghi, oltre che a trovarsi nel terreno e nei residui colturali, possono trovarsi già sul seme, il quale esso stesso è un “veicolo” di bersaglio e diffusione di diverse malattie quali fusariosi, carie, carbone, septoriosi ed elmintosporiosi.

In un programma di difesa, oltre alla concia, si ricorre al diserbo contro le malerbe, il cui argomento è già stato trattato, pertanto ci soffermeremo sull’importanza dei due interventi successivi.

Lotta agli insetti dannosi

Per quel che concerne la lotta agli insetti dannosi, anticipiamo subito che in un programma di difesa vengono presi in considerazione tre insetti:

  • la Lema (Oulema melanopa), il cui coleottero, sia sia allo stadio di larva che di adulto, si nutre delle foglie provocando danni più o meno evidenti in base all’infestazione.
  • la Cimice (Eurygaster maura), che esplica la sua azione negativa tramite punture di suzione. Nel caso di una massiccia infestazione i danni arrecati possono portare a un forte deprezzamento del grano e della farina ottenuta da essa, tale da renderla non commercializzabile.
  • gli Afidi (Sitobium avenae) sono insetti, i quali, oltre a provocare danni alla coltura riducendo sensibilmente la produzione, sono responsabili della trasmissione della virosi del nanismo giallo.

La lotta contro questi insetti viene effettuata tramite l’impiego degli insetticidi. Generalmente l’epoca di trattamento riferita al ciclo della coltura è compresa negli stadi di inizio spigatura/inizio fioritura. In alcuni casi può verificarsi, specie se si regista un decorso invernale caratterizzato da un clima mite, la possibilità di intervenire precocemente conto l’infestazione della coltura da afidi. In questo caso si interverrà con insetticidi specifici.

Difesa dalle malattie fungine

Citiamo infine la difesa della coltura dalle malattie fungine, un intervento che ha come obiettivo quello di preservare la massa vegetativa (foglie e culmo) e riproduttiva (spiga), ottenendo dunque una produzione quantitativa, con determinati standard di qualità e salubre. Affinchè si realizzino tali propositi bisogna conoscere e limitare i danni arrecati dalle entità fungine, quali:

  • Oidio (Erysiphe graminis): Fungo che colpisce in particolare negli areali con clima umido e fresco. L’organo di bersaglio è la parte epigea della pianta (foglie, culmo e spiga), l’epoca in cui agisce è compresa nelle fasi di sviluppo di fine dell’accestimento e la fioritura. La presenza di muffa bianca è segno della presenza del fungo, il danno esplicato si ripercuote in una diminuzione della capacità fotosintetica, accartocciamenti e ingiallimenti precoci.
  • Fusariosi dei cereali (Fusarium ssp.): Malattia fungina in grado di colpire sia le giovani piantine, determinandone uno sviluppo stentato, sia le spighe, le quali presentano cariossidi striminzite e poco salubri a seguito della presenza di micotossine. L’epoca di comparsa della malattia si registra in due epoche: la prima è compresa tra prime foglie/accestimento, la seconda nel periodo di spigatura/fioritura.
  • Ruggini: Distinguiamo tre tipologie in relazione all’epoca di comparsa. La prima forma di ruggine è quella gialla o striata (Puccinidia striiformis), che compare in primavera in virtù del fatto che necessita bassi cardinali termici, colpendo foglie e glume sulle quali sono presenti le tipiche striature giallognole. Il danno provoca ingiallimenti e cali della produzione. La ruggine bruna (Puccinidia recondita) è la forma di ruggine più comune nel frumento: si manifesta con pustole tonde sparse irregolarmente sulle foglie. Tale fungo provoca lesioni fogliari che causano perdita di acqua per evaporazione; ne consegue una minore efficienza della superficie fotosintetica. Le condizioni di infezione si hanno quando si verificano bagnatura fogliare persistente (almeno 10 ore di bagnatura) e temperature ottimali di 13-18°C. Infine, la ruggine nera o lineare (Puccinidia gramis) è la forma più grave, che colpisce tardivamente per via del suo optimum termico che si attesta sui 20°C. Tale forma si manifesta con la formazione di pustole inizialmente di color ruggine e successivamente bruno-nere che colpiscono foglie, culmi e glume; il danno si traduce in una riduzione della capacità fotosintetica e nell’anticipazione della maturazione che causa una riduzione di produzione. Le epoche di sviluppo delle tre forme di ruggine sono diverse: per la prima vanno dalla levata alla fioritura, per la seconda dalla spigatura inoltrata alla maturazione, mentre per la terza dalla tarda fioritura alla maturazione.
  • Septoriosi dei cereali (Septoria nodorum e Septoria tritici): vi sono due forme, le quali si manifestano sulle foglie con macchie di forma ellittica che portano a successive necrosi. I periodi di sviluppo di tale fungo possono verificarsi alla comparsa delle prime foglie o nel periodo compreso tra la fine accestimento/fioritura. L’epoca di distribuzione del fungicida deve avvenire in concomitanza del raggiungimento di soglie di rischio, intervenendo preventivamente o alla comparsa dei primi sintomi. Generalmente si ricorre a un unico intervento compreso tra la spigatura e la fioritura con la distribuzione di fungicidi efficaci, con lunga durata e ampio spettro d’azione. Questo intervento è conosciuto anche come trattamento alla foglia bandiera: il sui obiettivo è preservare la spiga e le foglie, in particolare l’ultima (definita appunto "foglia bandiera"). Diversi sperimentazioni avvalorano l’importanza di questo intervento, il quale, garantendo un’adeguata protezione fitosanitaria, assicura incrementi di produzione (stimati al 10%) con un elevato tenore proteico.

Accorgimenti generali

L’efficacia nel controllo delle malerbe, degli insetti e delle avversità fungine aumenta con una serie di accorgimenti da seguire nella propria coltura:

  • Scegliere le varietà in funzione a un determinato contesto agrario, resistente ad esempio all’allettamento, al freddo e a determinate malattie.
  • Mantenere una concimazione azotata equilibrata: gli eccessi favoriscono infatti l’allettamento della coltura, una minore resistenza alle malattie e un maggiore consumo idrico dovuto all’aumento della superficie fogliare traspirante (fattore da tenere presente per i climi secchi, in quanto l’azoto può favorire la stretta da caldo).
  • Disporre semine non troppo fitte, che faciliterebbero la creazione di microclimi favorevoli alla formazione di funghi.
  • Praticare la rotazione delle colture: questo garantisce un maggiore controllo nei confronti delle malerbe.
  • Preparare adeguatamente il terreno per garantire uno sgrondo ottimale delle acque, evitando pertanto la formazione di ristagni idrici, che oltre a creare asfisia radicale favoriscono l’insorgenza di malattie fungine.
  • Evitare ristoppio o ringrano, in primo luogo perchè si registrano rese inferiori, e in secondo luogo perché avremo una maggiore incidenza di malattie fungine, nematodi, insetti e una maggiore diffusione di erbe infestanti.
  • Idonea preparazione del letto di semina, che consente un’emergenza uniforme.

Concludiamo dicendo che il controllo chimico è di estrema importanza; tuttavia in un ciclo colturale bisogna mirare al controllo anche di altri aspetti, quali ad esempio le lavorazioni e la concimazione. Non ha senso infatti investire curando determinati aspetti e trascurandone altri, che si comporteranno da fattore limitante. Solo intervenendo opportunamente con criterio in tutto il ciclo possiamo massimizzare tutti gli input forniti, consentendo all’agricoltore di restare nella marginalità economica.

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L’AUTORE: Patrizio Spadanuda è perito e ricercatore agrario.

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