Fanghi conciari, un concime per i campi

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I residui delle industrie conciarie sono ottimi concimi e fertilizzanti per i terreni agricoli. Ma la legge ne rende difficile l\'utilizzo.

I fanghi conciari sono residui provenienti dalla concia delle pelli, estremamente tossici sia per l’uomo che per l’ambiente. La loro produzione, purtroppo, è assai elevata (da 1000 kg di pelle grezza se ne ottengono 500 di fango, e solo 250 di pelle lavorata), e in Italia questi residui vengono raccolti in quattro distretti industriali per limitare il più possibile il loro impatto ambientale: Turbigno (MI), Arzignano (VI), Solofra (AV) e il "Comprensorio del Cuoio" tra Pisa e Firenze. Quest’ultimo, che è il maggior centro mondiale per la produzione di pellami di qualità, recentemente ha promosso una ricerca per studiare il riutilizzo di questi residui, e in particolare gli effetti dei fanghi conciari applicati all’agricoltura, scoprendo dei risultati molto interessanti.

Lo studio, denominato "Fertiland", ha regalato speranze concrete a chi li voleva utilizzare i fanghi conciari come fertilizzanti organici azotati. La ricerca Fertiland, infatti, ha analizzato il possibile percorso di tali residui dall’impianto di Santa Croce sull’Arno (il maggiore di quelli appartenenti al Comprensorio del Cuoio), che produce fanghi per 220 mila tonnellate all’anno, fino alle varie alternative di smaltimento, con lo scopo di ridurre il più possibile il trasferimento dei fanghi conciari direttamente alle discariche.

Le soluzioni più interessanti individuate dalla ricerca Fertiland sono tre: la creazione del Plastofill, composto ideale da usare come filler per bitume, calcestruzzo e prefabbricati; la creazione di mattoni leggeri, isolanti termici e resistenti; e, appunto, la creazione di un composto che ben si presta ad essere utilizzato come fertilizzante. I residui conciari, infatti, hanno un contenuto di cromo molto basso e un’elevata presenza di sostanze organiche azotate. Mischiando tali residui disidratati con altri prodotti di scarto (come la farina di carne) è possibile ottenere il "pellicino integrato", ideale per la fertilizzazione nei campi agricoli.

Già oggi i fanghi prodotti in Toscana vengono interamente utilizzati per produrre 32 mila tonnellate di pellicino, che si va a sommare al concime organico sempre ottenuto con i fanghi conciari miscelati ad altri prodotti di scarto. Tali composti sono ideali per essere utilizzati nei terreni pesanti, come quelli delle colline toscane ad alto tasso argilloso, in quanto hanno un grande apporto di sostanze nutrienti e umidificanti. Altro vantaggio è che questi fertilizzanti organici catturano l’anidride carbonica presente nell’atmosfera: secondo i calcoli della ricerca Fertiland, utilizzando tali fanghi come concime l’Italia riuscirebbe ampiamente a rispettare gli impegni presi a Kyoto sulla riduzione di Co2 nell’atmosfera.

L’impiego dei fanghi conciari in agricoltura, insomma, non presenta altro che vantaggi, ma tutto ciò è impedito dalle leggi europee, che contengono un gran numero di vincoli per il recupero dei residui conciari, andando ad ostacolare l’intero processo: la presenza dell’1% di cromo trivalente, sostanza che non preclude l’utilizzo in agricoltura dei fanghi, impone ad esempio lunghi test prima di poter convertire i residui in concimi e fertilizzanti, nonchè la richiesta di autorizzazioni, lunghi iter burocratici e rigide norme da rispettare sulla distanza da strade e centri abitati e sulle caratteristiche fisiche del terreno, che non deve essere boschivo, pendente o soggetto a frane.

Agrinotizie


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