‘Illegalità e burocrazia nemiche dell’agricoltura’

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Riportiamo il discorso del ministro delle politiche agricole pronunciato domenica scorsa al convegno organizzato dalla Coldiretti al Vinitaly, dal titolo \'50 anni di qualità e bellezza nei territori\'

di Mario Catania

Affrontare i temi della legalità e della semplificazione è necessario e urgente, perché altrimenti perderemo il treno della crescita e il nostro Paese rimarrà indietro nello scenario mondiale. Sono convinto che la prima questione sia una delle grandissime priorità del Paese, dal momento che in Italia c’è un gravissimo problema di illegalità, che ci pone al di sotto del livello di altri partner europei. Abbiamo una presenza della criminalità organizzata sui territori che allarma, ma il problema è anche culturale: gli italiani non hanno l’esatta percezione della gravità del fenomeno.

Nel Mezzogiorno, e non solo, la prima politica economica da fare è una guerra a tutte le forme di illegalità. Come possiamo avere credibilità e attrarre investimenti esteri in questa condizione? O facciamo i conti con questo problema, oppure il Paese non uscirà positivamente da questa fase storica.

La burocrazia, poi, è una nota dolente e ne sono consapevole. Conoscono perfettamente la realtà del comparto, ma bisogna stare attenti a liquidare tutto come negativo. Un buon sistema di controllo può essere gravoso, ma è fondamentale per poter comunicare e vendere una qualità garantita. Il nostro problema è avere un sistema complesso e spesso non razionale, per questo dobbiamo assolutamente semplificare. Abbiamo un sistema di istituzioni con grandi capacità di interdizione, ma non altrettanto di decisione. Questa strutturazione inefficiente l’abbiamo costruita dal dopoguerra, e fino agli anni Novanta è stata un fardello ancora sopportabile in una fase di crescita economica. Quando l’economia è divenuta globale questo costo burocratico si è rivelato per quello che è: una discriminante nella competitività. Succede quindi che anche quando le imprese sono molto performanti, come nel settore vinicolo, si trovano poi a pagare un costo amministrativo elevatissimo.

Chiudo con il modello di sviluppo, che è strettamente collegato ai due temi precedenti. Nell’Italia che vorrei c’è un agroalimentare non marginale, che riprenda lo spazio che merita. Uno sviluppo in armonia col territorio, con attenzione alla qualità della vita e del lavoro. Dobbiamo proseguire nella battaglia sul contrasto alla cementificazione, perché questo è un crocevia fondamentale. Quando avremo vinto, vorrà dire che sarà passata l’idea di un Paese diverso. La priorità allora è difendere quello che resta del nostro territorio agricolo dall’aggressione del cemento e riportare dunque davvero l’agricoltura al centro

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