Riforma Pac approvata. Ecco cosa cambia

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Sono numerosi i miglioramenti alla Politica agricola comune ottenuti da De Castro e votati giovedì. Organizzazioni agricole italiane ancora non del tutto soddisfatte.

La riforma Pac si è infine conclusa. La commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo ha completato giovedì l’iter di approvazione delle modifiche alla riforma della Politica agricola comune (Pac) post 2014. Dopo la seduta del giorno precedente dedicata a pagamenti diretti, sviluppo rurale e Ocm unica, ieri mattina la sessione di voto si è conclusa con l’approvazione del "Regolamento orizzontale sulla gestione e sul monitoraggio della Pac".

Così Paolo De Castro, presidente della commissione Ue all’agricoltura, illustra i principali cambiamenti: «Le novità approvate prevedono l’introduzione di importanti strumenti di flessibilità per gli Stati membri. Per i paesi a programmazione regionale sarà possibile compensare le somme non utilizzate di uno o più programmi di sviluppo rurale con somme spese oltre tale limite da altri programmi (sempre di sviluppo rurale)».

Per quanto riguarda i nuovi pagamenti diretti, tra le novità più importanti emerge il nuovo criterio di ripartizione delle risorse, che non permetterà a nessun Stato membro di percepire meno del 65% della media Ue. Ciò per l’Italia significherà un aumento di circa 44 milioni di euro annui a regime. In merito alla distribuzione degli aiuti all’interno dei singoli Stati membri, più attenzione sarà dedicata a quelle aree e settori dove una riduzione degli aiuti troppo repentina potrebbe impattare negativamente sui redditi dei produttori agricoli. In conseguenza a questo, al termine del periodo di applicazione delle nuove regole (cioè nel 2020) i premi non saranno ridotti di più del 30% rispetto al primo anno di applicazione (2015).

Sul versante del greening, prosegue De Castro, «il mancato rispetto dei requisiti non influenzerà l’erogazione dei pagamenti di base. Inoltre, in caso di conferma per gli anni successivi degli importi percepiti l’anno precedente, gli agricoltori potranno presentare domande di pagamento pluriennali. Le aziende con certificazione ambientale, che praticano agricoltura biologica e che già rispettano pratiche agroambientali di sviluppo rurale avranno automaticamente diritto ai "pagamenti verdi", così come saranno esonerate anche le aziende il cui 75% della superficie è coltivata a riso. Sul versante della diversificazione delle colture, saranno esonerate le aziende con superficie inferiore ai 10 ettari, mentre per le superfici tra 10 e 30 ettari saranno previste almeno due colture e sopra i 30 ettari tre colture (ricordo che la proposta della commissione prevedeva tre colture per tutte le superfici superiori ai 3 ettari). Sono inoltre previste ulteriori misure di sostegno per le regioni i cui agricoltori versano in gravi difficoltà finanziarie a seguito di condizioni eccezionali: in questi casi, gli Stati membri potranno incrementare fino all’80% (anziché del 50% per i pagamenti diretti e del 75% per lo sviluppo rurale) la percentuale degli anticipi sulla Pac».

Ma le modifiche non finiscono qui. Tra le altre novità introdotte, è importante ricordare che i piccoli agricoltori riceveranno un importo totale fino al 15% della dotazione nazionale per i pagamenti diretti (la commissione proponeva solo il 10%), mentre per i giovani agricoltori le eventuali risorse non spese potranno essere trasferite ai nuovi entranti.

Fondamentali sono anche le novità sul sostegno accoppiato, che riguarderà tutti i prodotti agricoli (con priorità ai prodotti che hanno già beneficiato del sostegno nel periodo 2010-2013) per un ammontare di risorse pari al 15% del massimale nazionale degli aiuti diretti. A tal proposito, la proposta dell’Unione europea prevedeva solo alcuni prodotti beneficiari del sostegno per un ammontare di risorse pari al 5% con possibilità del 10%.

Infine, il tetto agli aiuti verso l’alto (detto "capping") prevede l’esclusione per le imprese cooperative. Le associazioni di O.p. ortofrutticole potranno finalmente gestire fondi di esercizio e attuare e presentare programmi operativi, al cui interno i prodotti trasformati potranno beneficiare della misura del ritiro dal mercato. In generale, le organizzazioni di produttori rafforzano dunque il loro ruolo e la loro efficacia, sia perché sono riconosciute per tutti i settori sia per le loro attività ampliate e innovate rispetto alla proposta di novembre 2011. Le stesse organizzazioni, per essere riconosciute, dovranno possedere un numero minimo di soci e un minimo di volume produttivo commercializzabile.

Passando a esaminare le misure di mercato, con la riforma Pac i prezzi di riferimento degli strumenti dell’intervento pubblico e dell’ammasso privato potranno essere aggiornati anche in funzione della produzione, dei costi dei fattori produttivi e delle tendenze dei mercati. L’intervento pubblico reintroduce il grano duro tra le produzioni beneficiarie, mentre l’aiuto all’ammasso privato potrà essere attivato anche in seguito a variazioni dei costi medi di produzione, a situazioni aventi un impatto significativo sui margini di profitto dei produttori, alla stagionalità della produzione in alcuni Stati membri.

Sul fronte commerciale e della trasparenza, estremamente importante è l’approvazione di un emendamento che reintroduce l’obbligo del paese di origine in etichetta per i prodotti ortofrutticoli venduti freschi, il quale era scomparso nelle proposte della commissione esecutiva.

Questo il commento finale di De Castro: «È sicuramente positiva la valutazione di queste due giornate di voto, che hanno modificato in maniera significativa la proposta di riforma della Pac avanzata dalla commissione Ue. La commissione agricoltura del Parlamento europeo ha confermato con impegno e determinazione la volontà di creare condizioni e strumenti concreti di sostegno per l’agricoltura europea, con il chiaro intento di mettere al centro i suoi reali protagonisti: il lavoro e l’impresa. Adesso aspetteremo gli esiti del vertice del 7 e 8 febbraio 2013 sulle prospettive finanziarie dell’Ue, le cui ricadute sulle risorse Pac saranno valutate in aula a marzo in occasione del voto della proposta di riforma e potrebbero portare a eventuali correzioni emendative. Dopo marzo, in accordo con il presidente del consiglio agricolo Ue Simon Coveney, daremo avvio alla fase dei triloghi».

Piuttosto soddisfatto è Mario Guidi, presidente di Confagricoltura, che dichiara: «Registriamo positive modifiche all’impianto della riforma della Pac proposto dalla commissione europea, in attesa del seguito di quello che si preannuncia come un negoziato difficile e complesso sul quale continueremo a vigilare. Non possiamo non riconoscere alla Comagri e al suo presidente Paolo de Castro un lavoro enorme di rivisitazione e proposta rispetto ai testi originari, che ha consentito di introdurre importanti novità. Un certo allentamento dei forti tagli a carico dei produttori storici, ad esempio, ma anche l’eliminazione dell’obbligatorietà, la semplificazione del greening, le novità sugli strumenti di mercato per le crisi e la proroga delle quote zucchero e dei diritti di impianto vitivinicoli. Sono senz’altro positive anche le aperture nello sviluppo rurale per la gestione nazionale dei programmi e per il funzionamento dello strumento di gestione del rischio; così come infine non si può non citare, anche per l’apporto del relatore Giovanni La Via, l’introduzione di semplificazioni per la condizionalità ed il regime sanzionatorio. Certo, permangono ancora tutte le nostre perplessità per una struttura della riforma che mantiene i capisaldi di chi l’ha progettata e sui quali dobbiamo ancora impegnarci. È inaccettabile e antistorico tagliare le risorse alla nostra agricoltura, così come dare troppa enfasi sulla ridistribuzione dei pagamenti tra le imprese e sugli impegni ambientali, che limitano il potenziale produttivo invece che esaltarlo. Ma questi aspetti verranno affrontati nelle prossime settimane del negoziato a partire dal consiglio dei capi di Stato e di governo, il prossimo 7 e 8 febbraio. Confagricoltura non farà mancare la sua attenzione e le sue proposte su tali aspetti».

Appare invece più critica Coldiretti con le parole del presidente Sergio Marini: «La nuova Pac non valorizza chi vive e lavora in agricoltura e favorisce il permanere delle rendite fondiarie, in contrasto al documento firmato da tutte le organizzazioni agricole, cooperative e sindacali italiane il 17 novembre 2011 per chiedere una riforma della Politica agricola comune che indirizzasse i benefici prioritariamente verso le imprese agricole, che sono orientate al mercato e operano sul territorio, anche attraverso forme di aggregazione e di integrazione, e che in modo professionale creano reddito e producono alimenti ed effetti positivi per la società. Nel documento di tutte le organizzazioni agricole cooperative e sindacati del lavoro si legge che “tenuto conto della riduzione delle risorse della Pac destinate al regime di pagamenti unico, riteniamo che i beneficiari del pagamento unico debbano essere, prioritariamente sebbene non esclusivamente, gli agricoltori attivi. Alla luce della forte differenziazione delle normative in Europa, è necessario che la definizione di ‘agricoltore attivo’ sia demandata allo Stato membro e che per quello che riguarda in nostro Paese è l’imprenditore agricolo professionale”. La commssione agricoltura del Parlamento europeo nega invece la possibilità agli Stati membri di stabilire i criteri affinchè non siano concessi pagamenti diretti a una persona fisica o giuridica le cui attività agricole non rappresentano una parte predominante dell’insieme delle sue attività economiche. Gli unici segnali positivi vengono dagli emendamenti che apportano taluni miglioramenti per i giovani, il greening, il sostegno alla filiera corta, ma anche il tetto per gli aiuti».

Agrinotizie


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