Terremoto, la Regione anticipa i fondi statali

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Allo studio un fondo ponte basato sull\'anticipazione bancaria per salvare l\'agricoltura emiliana.

La Regione Emilia-Romagna non intende far collassare il suo florido sistema agricolo, e non si arrende nemmeno davanti agli enormi danni causati dalle scosse di terremoto che hanno colpito le province di Modena, Bologna e Ferrara tra fine maggio e inizio giugno (vedi notizia precedente). La soluzione proposta dalla giunta è la creazione di un fondo "ponte" per la ricostruzione, ottenuto grazie all’anticipazione bancaria a tasso ridotto dei finanziamenti pubblici: questa scelta eviterà la lunga attesa per l’erogazione ufficiale degli stanziamenti statali.

Ma non è finita qui: la Regione ha anche preso in considerazione la possibilità di far slittare il pagamento dell’Imu per le imprese inagibili, nonché l’introduzione di ammortizzatori sociali straordinari per i lavoratori stagionali.

Su questi tre punti si baserà la strategia messa a punto dalla Regione per salvare il sistema agricolo, che ha subìto danni per oltre 500 milioni di euro (tra i più gravi, il rischio della perdita dell’intera produzione di pere, che costituiscono l’80% della quota nazionale: vedi notizia). Si può dire, insomma, che l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni abbia preso in mano con coscienza la situazione. La scorsa settimana l’assessore, mentre illustrava queste proposte, ha anche fornito le prime stime ufficiali sui danni: «Anche se bisogna attendere la verifica di agibilità sismica di tutti gli edifici prima di avere una stima definitiva, la Regione ha già provveduto a identificare tutte le criticità: le imprese agricole nelle zone coinvolte sono 14.000, di cui 700 con allevamenti, per un totale di 215.000 ettari di terreno, pari al 20% della superficie agricola regionale. Vanno inoltre contati i danni alle abitazioni agricole e ai fabbricati rurali o di servizio come stalle o serre; la perdita di animali, mezzi tecnici, macchinari e attrezzature; i danneggiamenti alle strutture di lavorazione, conservazione e trasformazione dei prodotti, dalle aziende enologiche ai caseifici passando per le acetaie e le imprese dell’ortofrutta e dei cereali; infine il crollo degli impianti fotovoltaici costruiti sui tetti, dei quali molti erano di recente installazione».

Agrinotizie


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