Riforma del lavoro, manca l’agricoltura

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Coldiretti lamenta la totale disattenzione del governo verso il settore primario

La riforma del lavoro operata dal governo Monti, che nelle ultime settimane ha scatenato ampi dibattiti, non ha tenuto conto del settore agricolo. Ma di questa grave mancanza non se n’è accorto nessuno, se non – ovviamente – le associazioni agricole, che sono state le uniche a emettere comunicati stampa contro i provvedimenti del governo.

Sergio Marini, presidente di Coldiretti, si è espresso così in un comunicato: «È stato un grave errore varare la riforma del lavoro senza ascoltare il parere dei rappresentanti del settore agricolo, che occupa un milione e duecentomila lavoratori dipendenti oltre agli autonomi. Siamo di fronte a una profonda disattenzione nei confronti di un settore che è una delle poche leve competitive di cui il Paese dispone per ricominciare a crescere. Il confronto con il mondo agricolo ha sempre dato frutti positivi, e anche in questo caso avrebbe contribuito nella forma e nel contenuto ad una riforma utile ad un settore che esprime indiscutibile peculiarità ed è in grado di offrire opportunità di lavoro a tanti giovani».

La disattenzione del governo è grave: in agricoltura un lavoratore su quattro è under 35, e il settore primario è una valida alternativa per chi rimane disoccupato, nonché una buona fonte di guadagno durante gli studi superiori e universitari. Ma il governo tecnico, di tutto questo, non ha tenuto minimamente conto. E l’agricoltura continua a essere ignorata.

Agrinotizie


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