Glifosato, scoppia il conflitto di interessi

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Grenpeace denuncia che l\'agenzia che dovrà valutare la canceroginità dell\'erbicida non è abbastanza indipendente.

Continuano i colpi di scena sulla scottante vicenda del glifosato, l’erbicida a rischio di divieto assoluto a causa della sua presunta canceroginità. Lo scorso giugno, dopo mesi di accese polemiche, la Commissione europea ha approvato l’uso del glifosato solo per 18 mesi (cioè fino al 31 dicembre 2017) in attesa di un parere sulla sicurezza da parte dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa), cioè l’organismo scientifico che deve risolvere la disputa scientifica sul livello di cancerogenicità dell’erbicida, sorta tra l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale della sanità e l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa). Sarà in base al verdetto dell’Echa, atteso entro il prossimo novembre, che la Commissione Ue deciderà se autorizzare o meno il glifosato per altri 15 anni.

Ma è dei giorni scorsi la notizia di un presunto conflitto di interessi dell’Echa, denunciato da Greenpeace. L’organizzazione ambientalista ha infatti inviato una lettera aperta in cui afferma che il presidente del Comitato di valutazione dei rischi dell’Echa e altri due membri sembrano violare le regole sul conflitto di interessi stabilite dell’agenzia stessa. In particolare, il presidente Tim Bowmer, ha lavorato per due società di consulenza nel settore chimico per 20 anni, anche come business development manager e account manager di alto livello, e soprattutto il suo contratto con tali organizzazioni si è concluso il giorno prima dell’inizio del suo incarico come presidente del Comitato di valutazione dei rischi dell’Echa.

Invece, secondo la politica di indipendenza dell’Echa, ricorda Greenpeace, “un conflitto di interesse può insorgere laddove l’imparzialità e l’obiettività di una decisione siano compromesse (o possano essere percepite come tali) a causa dell’interesse personale di un collaboratore interno o esterno all’Agenzia”. Tra gli interessi che possono interferire con il lavoro dell’Echa vengono citati l’attività di consulenza e il lavorare per enti di ricerca o altre imprese, il cui finanziamento provenga in maniera significativa da fonti commerciali. Nella valutazione di questi conflitti , l’Echa deve tenere conto sia degli interessi attuali, sia di quelli esistenti nei cinque anni precedenti la valutazione di una sostanza chimica da parte dell’agenzia.

Franziska Achterberg, direttrice delle politiche alimentari di Greenpeace Europe sottolinea che “la domanda se il glifosato può causare il cancro riguarda milioni di persone in Europa. Questo è il motivo per cui gli scienziati che esamineranno le prove per conto della European Chemicals Agency devono essere del tutto indipendenti, in particolare da interessi corporativi”.

Nella lettera Greenpeace denuncia anche la pratica dell’Echa di basare le proprie valutazioni anche su studi non pubblicati, condotti dalle industrie di settore, rendendo impossibile ad altri scienziati controbattere. “Questa pratica deve terminare, in modo che tutte le valutazioni scientifiche delle agenzie di regolamentazione dell’Ue possano essere verificate in modo indipendente”, dichiara la Achterberg.

Interpellata dal quotidiano francese Le Monde, l’ECHA ha respinto le accuse di Greenpeace e delle altre organizzazioni, sostenendo che la posizione dei due membri del Comitato di valutazione dei rischi “non sono un motivo di preoccupazione in termini di conflitti di interesse in relazione al glifosato”, dato che “lavorano per rispettabili istituzioni nazionali, che offrono servizi di consulenza all’industria, il che è normale”. Nel caso ci fossero situazioni di conflitto d’interesse, gli eventuali membri coinvolti si dimetteranno e saranno sostituiti, come già avvenuto in passato, anche per un presidente di Comitato, afferma l’ECHA.

Agrinotizie


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