Frumento Usa, prezzo al ribasso per salvarlo

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Gli Stati Uniti stanno cercando di compensare le perdite di esportazioni

di Sergio Pitzalis

La scorsa settimana sono usciti i dati del Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti (Usda), molto attesi dagli analisti del settore cereali. Ancora una volta il peggioramento tra produzione, scorte e consumo di cereali e soia è andato vano. Nel complesso, infatti, sono stati confermati dei buoni raccolti e delle ottime rese.

Sono invece emersi alcuni spunti di riflessione assai interessanti. Partiamo dall’inizio: le dimensioni del raccolto di grano globale è visto ancora sui livelli record, vicino ai 733 milioni di tonnellate, con la possibilità di raggiungere per il 2015/2016 le scorte finali a livello mondiale di 228,5 milioni di tonnellate. Ciò significa che il 31% della produzione mondiale di grano di quest’anno sarà ancora con noi quando inizierà la nuova annata agraria 2016/2017.

Altro elemento di spicco, per i mercati agricoli internazionali, è il concretizzarsi della riduzione delle esportazioni da parte degli Stati Uniti. Il livello delle loro vendite all’estero è sceso così tanto da toccare i livelli della campagna di commercializzazione del 1971/1972. Le cause sono ormai note: prezzi troppo elevati, abbondanti forniture dei concorrenti e un dollaro Usa forte. Al contempo, le forniture da parte degli altri paesi concorrenti appaiono rafforzate, come ad esempio in Australia, Canada, Unione europea, Kazakistan, Russia e Ucraina.

Per cercare di ridurre il fenomeno dell’abbandono del frumento Usa, gli stessi agricoltori a stelle e strisce hanno abbassato il prezzo dei loro prodotti, ma il livello attuale non appare ancora competitivo. Attualmente, il prezzo FOB del frumento americano è di circa 35 dollari per tonnellata, ben superiore rispetto al grano francese e del Mar Nero.

D’altro canto basta leggere i dati appena pubblicati dall’Usda per capire le reali difficoltà dei mercati americani: la riduzione dell’esportazione è di circa 2 milioni di tonnellate, raggiungendo così i 23 milioni; al contempo le esportazioni russe e ucraine sono stimate sui livelli record, così come le esportazioni dell’Ue che si prevedono al secondo posto in termini di record assoluti.

Clienti tradizionalmente legati ai mercati Usa stanno guardandosi intorno e preferendo altri mercati: è il caso, ad esempio, dei paesi importatori del Nord Africa e del Medio Oriente oppure del Messico, che ha recentemente iniziato l’importazione da Francia, Russia e Ucraina. Rispetto allo scorso anno, la sua richiesta è scesa dagli Stati Uniti di circa il 27%. Infine, gli Stati Uniti perdono la quota di mercato anche in Nigeria, scesa in media negli ultimi cinque anni dal 76% al 43% grazie a forniture russe e dell’Ue.

Guardando nel dettaglio l’andamento dell’Europa, si registra un dato sulle esportazioni pari a 33 milioni di tonnellate, in calo del 6,8% rispetto al record dello scorso anno agricolo. Parlando di Europa, è naturale fare riferimento alla Francia, primo produttore dell’Ue-28 in termini raccolti e di esportazioni. Il suo mercato rappresenta il 34% del totale europeo, seguito dalla Germania con quasi il 20%.

È interessante notare come la produzione di Lituania e Lettonia sia oggi leggermente superiore a quello dei tedeschi, e ciò indica come sia agguerrita la concorrenza dai paesi baltici. Per il momento, la condizione dei mercati internazionali appare in uno stato di stallo, con poche possibilità di invertire tale assetto almeno in quest’ultima parte dell’anno. Discorso diverso sarà possibile con il nuovo anno, quando entreremo nel vivo della stagione.

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Sergio Pitzalis è titolare della Gsa (Gann Systems Analysis), che da oltre 10 anni opera sui mercati finanziari e sulle principali borse merci internazionali per offrire un supporto alle aziende agricole. Ogni lunedì cura su Agrinotizie una rubrica in cui analizza il mercato internazionale e italiano dei cereali. Pitzalis offre inoltre delle analisi approfondite sulle tendenze internazionali del mercato dei cereali. Clicca qui per maggiori informazioni o scrivici per contattare Sergio Pitzalis.

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