Cereali, prezzi ancora in rialzo su effetto Crimea

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Ma occorre prudenza: la crescita è stata troppo consistente rispetto al reale spostamento della regione ucraina.

di Sergio Pitzalis

Sono tre, a oggi, gli scenari aperti sui prodotti agricoli mondiali.

1) Effetto Crimea e crisi Ucraina alla base degli ultimi rialzi dei cereali. Possibili sanzioni verso la Russia da parte della comunità internazionale potrebbero causare minori esportazioni di frumento e mais.

2) La Cina può tagliare gli ordinativi di soia dagli Stati Uniti a causa della riduzione della domanda interna e per scorte di magazzino sopra le attese.

3) Le soft commodities (caffe, cacao, zucchero ecc.) mostrano i primi segnali di debolezza dopo aver raggiunto la fascia primaria di resistenza.

Mercato internazionale

Tutti gli occhi sono puntati sul voto di questo weekend per una possibile annessione alla Russia da parte della Crimea. Con l’esito favorevole, alla Russia saranno possibili sanzioni che andrebbero a colpire il settore agricolo russo e indirettamente quello ucraino. Se aggiungiamo, poi, gli effetti di una possibile minaccia a causa di una stagione ancora secca nella zona sud degli Stati Uniti, ecco che i prezzi a termine rimangono ben ancorati ai livelli attuali.

Qualcosa però ancora non quadra sui prezzi dei cereali. La crescita di frumento e mais è stata troppo consistente, vicino al 20% dall’inizio della crisi ucraina. Se consideriamo come la regione a rischio sia la sola Crimea, la quale potrebbe portare a uno spostamento di non oltre il 5% del raccolto ucraino verso quello russo, ecco che occorre un attiamo di prudenza almeno in termini di coperture finanziarie.

Il grosso del raccolto ucraino continua a essere in buone condizioni e stabile in termini di produzione, sia sulle colture invernali sia nelle semine primaverili. Inizialmente si pensava che la crisi avesse potuto interrompere le forniture di prodotti necessari agli agricoltori, come fertilizzanti, agenti chimici, sementi ecc. Dalle ultime notizie non appare invece che ci siano problemi logistici legati a questi aspetti. La questione rimane delicata e sarà oggetto di approfondimento nel nostro report sui cereali.

Più tranquilla la situazione sul mais, dove le preoccupazioni maggiori arrivano da possibili rinunce di consegne da parte della Cina. Sempre in Cina un possibile aumento delle riserve di granoturco da 56 a 60 milioni di tonnellate sta mettendo pressione ai prezzi sui mercati a termine Usa. La Cina, però, gioca un ruolo fondamentale anche sui semi oleosi, con particolare riferimento alla soia e alla farina di soia. Le attese di un annullamento delle spedizioni della soia Usa da parte della Cina rimangono ancora la questione più dibattuta di questo settore. La farina di soia sta risentendo proprio di questa ipotesi di rinuncia da parte della Cina. In Cina la farina di soia è utilizzata anche come additivo per la produzione di etanolo da autotrazione.

Mercato europeo

In questa settimana spiccano le buone esportazioni di frumento messe a segno dalla Gran Bretagna rispetto al resto d’Europa. Il forte apprezzamento dell’euro sulle principali valute estere sta offrendo un aiuto ai coltivatori britannici ed extra europei.

Giungono buoni dati anche dal mercato agricolo tedesco. Le cooperative tedesche stimano una produzione in sostanziale parità rispetto allo scorso anno. Il clima mite e i danni ridotti delle gelate dei mesi scorsi stanno poi anticipando di tre/quattro settimane il percorso di maturazione. Per la colza tedesca si prevede un calo del 3,2% rispetto allo scorso anno, a causa di una diminuzione della resa e una superficie inferiore. La produzione di mais salirà invece del 6,7% a 4,79 milioni di tonnellate e l’orzo invernale è previsto in aumento dello 0,6% a 8,45 milioni di tonnellate.

Infine, l’agenzia France AgriMer conferma che il 19% del raccolto è in buono stato d’avanzamento contro solo il 2% di un anno fa. Il grano invernale è valutato buono/ottimo per il 75% contro il 67% di un anno fa. L’orzo invernale francese è considerato buono/molto buono per il 71%.

Mercato italiano

Sul fronte interno, è ancora fermo il prezzo del nostro grano tenero tipo n° 4 – buono mercantile – p.s. 76/77 kg/hl, c.e. 2%: alla Borsa Merci di Bologna in quest’ultima settimana il prezzo per tonnellata non è stato scambiato, rimanendo fermo tra 201 e 206 euro la tonnellata.

In rialzo invece il grano duro sulle Borsa di Foggia:

  • Borsa merci di Bologna: L’oscillazione settimanale è ferma tra 263 e 267 euro/tonnellata per la qualità Nord – Buono Mercantile – rinfusa partenza p.s.76/77 kg/hl,c.e.1,5+1,5%, bianc.50/60%, volp.12%, prot. 12% (produzione nazionale 2013).
  • Borsa merci di Foggia: L’oscillazione settimanale è stata tra 280 a 2855 euro/tonnellata per la qualità Buono Mercantile (peso min. Kg. 78 per hl; umidità 12%; spezzati max 6%; farinosi 1-2%; bianconati dal 26% al 35%; nulli 0,50%; volpati, max 4%); contenuto proteico min. 11,5%.
  • Borsa di Milano (contratto consegna maggio 2014): L’ultimo prezzo trattato è stato di 265 euro per contratto. Trattasi del nuovo strumento a termine sul grano duro, emesso dalla borsa di Milano ma con volumi ancora non sufficienti per decretarne una propria autonomia.

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Sergio Pitzalis è titolare della Gsa (Gann Systems Analysis), che da oltre 10 anni opera sui mercati finanziari e sulle principali borse merci internazionali per offrire un supporto alle aziende agricole. Ogni lunedì cura su Agrinotizie una rubrica in cui analizza il mercato internazionale e italiano dei cereali. Pitzalis offre inoltre delle analisi approfondite sulle tendenze internazionali del mercato dei cereali. Clicca qui per maggiori informazioni o scrivici per contattare Sergio Pitzalis.

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