Macchine agricole italiane, è boom di export

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Le macchine da movimento terra segnano un +29,6%. Ma lo scarso mercato interno attenua la situazione.

Il mercato estero ama le macchine agricole made in Italy. Lo affermano gli ultimi dati di Unacoma, la federazione aderente a Confindustria che rappresenta l’industria italiana della meccanizzazione agricola. Nel 2011 le esportazioni di trattori italiani hanno toccato il valore di quasi 1,4 miliardi di euro: si tratta del 14,2% in più rispetto al 2010. Ancora meglio per le macchine agricole, che hanno superato i 2,5 miliardi di euro di valore esportato per un +14,7%, e per le macchine da movimento terra, il cui export del 2011 ha registrato 1.547 milioni di euro di valore per un notevole +37,5% di incremento. E il 2012 sta confermando questo trend strepitoso: il trimestre gennaio-marzo 2012, secondo Istat, ha fatto registrare il +24,8% di valore esportato per i trattori, il +11,2% per le macchine agricole e il +29,6% per le macchine movimento terra.

I trattori prodotti in Italia nel 2011 sono stati 68 mila (+11,3% rispetto all’anno precedente), per un valore di 2,2 miliardi di euro (+12%); le macchine agricole ben 621 mila tonnellate (+9%) per 4,34 miliardi di euro (+8,5%) e quelle per il movimento terra 385 mila tonnellate (+9%) per 2,46 miliardi di valore (+11,8%).

Tuttavia il forte export è compensato negativamente dallo scarso mercato interno, segno che nell’agricoltura italiana c’è qualcosa che non va. Le immatricolazioni di trattori nel 2011 sono rimaste praticamente invariate rispetto all’anno precedente (sono infatti state 23.431, pari al +0,46%), così come per le macchine agricole (314.316 tonnellate, +2,1%). Tragico è lo scenario delle macchine da movimento terra, che a fianco del boom di esportazioni hanno vissuto un crollo di vendite interne: il calo ammonta a un pesante -21,2%, che si somma al -8,9% del 2010 e al -37% del 2009.

Così spiega il fenomeno Massimo Goldoni, presidente di Unacoma: «I lievi incrementi registrati a fine 2011 per trattrici e macchine agricole sono il saldo di un anno iniziato con forti aumenti di immatricolazioni dovuti agli effetti del decreto incentivi e dei piani Psr, ma proseguito con cali costanti di vendite che hanno finito per annullare i vantaggi dati dalla buona partenza. Questo a conferma di come, in assenza di elementi propulsivi esterni, la domanda di macchinario agricolo continui ad essere modesta nel nostro Paese, a causa delle difficoltà dell’economia primaria ad effettuare investimenti per il miglioramento delle proprie dotazioni tecnologiche, e a causa della crisi del settore delle costruzioni dal quale dipende il mercato delle macchine movimento terra. Abbiamo però un piano per far emergere la domanda di meccanizzazione potenzialmente presente nel nostro Paese nei settori non soltanto dell’agricoltura, ma anche della multifunzionalità, dell’ambiente e della protezione civile. Tuttavia sappiamo che i mercati esteri rimangono la nostra maggiore risorsa. Anche in questo caso occorre però uscire dalle rotte più tradizionali, come quelle dell’Europa e dei paesi BRIC, per saper guardare a nuovi mercati come l’Africa, che ancora oggi detiene appena il 2% dell’intero parco trattrici presente nel mondo, offrendo dunque immense possibilità di cooperazione economica per le nostre imprese».

Agrinotizie


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