Una coccinella minaccia i vigneti italiani

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Si chiama arlecchino per i suoi colori, ma nonostante il nome simpatico, ha effetti devastanti nel settore enologico. Come riconoscere un coleottero dalla diffusione incontrollata.

Risale al 2008 l’avvistamento al nord Italia del coleottero coccinellide Harmonia axyridis, meglio conosciuto come ‘coccinella arlecchino‘. Lo scorso anno questo coleottero è stato rinvenuto anche in Toscana, un segnale che fa prevedere una sua diffusione in tutta la penisola, con terribili effetti per i terreni coltivati a vigneto: questa specie di coccinella, infatti, si rifugia nei grappoli e altera il sapore del vino a causa delle sostanze che rilascia.

L’Harmonia axyridis è di origine asiatica, ma è stata utilizzata in nord America come agente di controllo biologico per afidi e coccidi a partire dal 1916. Tuttavia, fino al 1988 la diffusione di questo coleottero è sempre stata controllata e mai dannosa: è solo a partire dalla fine degli anni ottanta che la coccinella arlecchino ha cominciato a diffondersi in tutti gli Stati Uniti in maniera incontrollata, non si sa ancora se per cause accidentali o intenzionali. In ogni caso, la coccinella arlecchino ha colonizzato in fretta anche il Sudamerica, l’Egitto e il Sudafrica.

Purtroppo, prima che la sua diffusione avvenisse in modo così devastante, anche l’Europa decise di utilizzare il coleottero come agente di controllo biologico: tale scelta risale al 1964 in Ucraina, ed è stata presto imitata dalla Bielorussia (1968) e dalla Francia (1982). Anche nel vecchio continente, però, la coccinella arlecchino ha presto beffato l’uomo e ha cominciato a diffondersi nell’ambiente naturale, partendo dalla Francia nel 1991 e arrivando a colonizzare Germania, Belgio, Svizzera, Austria, Lussemburgo, Olanda, Spagna, Italia, Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Danimarca, Polonia, Ungheria, Liechtenstein, Slovenia, Ucraina, Bosnia Herzegovina, Serbia e Romania.

Nel nostro paese la diffusione della coccinella arlecchino è partita, come detto, dal nord Italia, con un percorso che dal Piemonte e dalla Lombardia ha toccato il Friuli, il Veneto, la Liguria e l’Emilia Romagna, concludendosi – almeno per ora – in Toscana.

L’esemplare adulto di Harmonia axyridis si riconosce per la lunghezza di 5-8 millimetri, maggiori rispetto a quelle delle altre coccinelle. Il suo colore invece presenta una gran varietà di toni (da questa caratteristica proviene infatti il nome comune ‘arlecchino’, nato in Gran Bretagna): il capo può essere giallo, nero o giallo con macchie nere; la parte anteriore del torace (pronoto) è gialla con macchie nere al centro; le macchie possono essere quattro, formare due linee curve, una forma di M o un trapezio; sui margini laterali si trova invece una macchia gialla di forma ovale.

Ma non è finita qui: gli esemplari di coccinella arlecchino presenti in Europa, infatti, per la tipologia di ali si distinguono ulteriormente in tre forme, ovvero la succinea, la spectabilis e la conspicua. La prima ha le ali anteriori (elitre) di colore giallo con sfumature arancioni e un numero di macchie nere variabile da zero a ventuno (talvolta fuse); le altre due invece hanno le elitre nere con macchie gialle, arancioni o rosse: tali macchie sono due per la conspicua e quattro per la spectabilis. In Italia la forma prevalente è la succinea.

Per quanto riguarda le larve di questo coleottero, esse si presentano invece con un corpo allungato, appiattito e contornato di robusti tubercoli e spine. Il colore è nero bluastro, con macchie giallo-arancioni presenti sui lobi dorsolaterali dei segmenti addominali (da una a cinque macchie per lato).

Specie polifaga che si nutre in prevalenza di afidi e cocciniglie, la Harmonia axyridis è un predatore di numerosi insetti, compresi i suoi competitori (larve di coccinella, neurotteri, ditteri sirfidi), e per questo è in grado di debellare le specie afidifaghe autoctone e sostituirsi ad esse. Solitamente la coccinella arlecchino compie due generazioni all’anno, ma può arrivare anche a cinque.

Durante il periodo di svernamento (dal tardo autunno all’inverno inoltrato) gli adulti si aggregano in siti più protetti dei vigneti, penetrando spesso negli edifici e causando ulteriori problemi all’uomo, dato che tale coleottero genera macchie sulle pareti esterne delle abitazioni e danneggia tende, arredi e vestiti all’interno dei mobili, a causa dell’emissione di emolinfa, che tra l’altro contiene anche le sostanze Hara 1 e Hara 2 che sono allergeni in grado di provocare congiuntiviti, riniti, asma e orticaria. Insomma, non sono solo gli agricoltori a odiare questa coccinella dal nome così simpatico.

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Agrinotizie


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