Saturnia, la risposta alla crisi delle pesche

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Nelle Marche esiste un imprenditore agricolo di esperienza internazionale che ha creduto nelle pesche piatte, investendo molte risorse e arrivando a ottenere un prodotto eccellente.

La risposta più forte alla crisi delle pesche italiane arriva dalle Marche. Con un mercato devastato dai prezzi stabilitisi a 20 centesimi al chilo (nemmeno la metà di quanto basta per coprire le spese di produzione), la quinta crisi in otto anni del comparto delle pesche italiane ha dimostrato la debolezza di un settore che non riesce ad impedire lo svolgersi di situazioni che lo mettono in grave difficoltà. Fortunatamente, in mezzo al bagno di sangue avvenuto nella campagna 2011 c’è un piccolo gruppo di sopravvissuti: si tratta degli agricoltori che producono le pesche della famiglia platicarpa (di origine asiatica, e meglio conosciute in Italia come ‘pesche piatte’), e che hanno saputo creare un mercato in continua espansione e senza alcuna crisi.

Sono poche centinaia gli ettari di terreno coltivati a pesche piatte in Italia. Perlopiù concentrati in Sicilia e Marche, è in quest’ultima regione – precisamente nella Valle del Chienti, a Montecorsaro in provincia di Macerata, che si trova la prima azienda agricola italiana che ha creduto nelle potenzialità delle pesche piatte, investendo notevoli risorse negli ultimi trent’anni e diventando così il primo produttore nazionale di questo frutto, con oltre trenta ettari di terreno dedicati ai suoi alberi.

La storica azienda agricola in questione appartiene a Giorgio Eleuteri, agricoltore con una lunga esperienza internazionale che gli ha permesso, nei primi anni Ottanta, di accorgersi delle eccellenti caratteristiche organolettiche della pesca platicarpa, un prodotto che ha i suoi antenati nella pesca tabacchiera coltivata alle pendici dell’Etna. I primi impianti dell’azienda di Eleuteri furono effettuati con la varietà Stark Saturn, che rappresentava la seconda generazione delle platicarpe. In collaborazione con l’istituto sperimentale di frutticoltura di Roma, Giorgio Eleuteri avviò un programma di miglioramento genetico che esaltasse ulteriormente le già esaltanti qualità del frutto e che allungasse il calendario di raccolta.

Negli anni Novanta, l’incrocio della Stark Saturn con altre cultivar ha così permesso di ottenere varietà ancora migliori, sia a pasta bianca che gialla: è la nascita delle serie Ufo e Disco, che rappresentano la terza generazione di platicarpa, notevolmente migliorata in calibro, colore della buccia, consistenza della polpa e periodo di raccolta. Ma i test proseguono, e nel 2003 tra le tante nuove varietà ottenute Eleuteri seleziona le due migliori, la Ufo 2 e la Ufo 4, e ne acquista i diritti di esclusiva di moltiplicazione, senza ovviamente interrompere le sperimentazioni genetiche. Infatti nel 2006 l’attento Eleuteri nota una mutazione stabile e spontanea della Stark Saturn e la battezza Strike, inaugurando la quarta generazione di platicarpe, sulla quale l’azienda marchigiana investe molte risorse nella convinzione di essere finalmente giunti alle caratteristiche migliori. La Strike, infatti, ha egregie caratteristiche gustative e di serbevolezza, nonché una produttività elevata che arriva anche a 300 q/ha, una gradazione di 17-18° Brix e una maturazione tardiva rispetto alle altre pesche, dato che avviene ai primi di agosto. Quest’ultimo è un doppio vantaggio, dato che permette sia di allungare il calendario di commercializzazione delle pesche piatte a tre mesi, sia di ridurre i rischi che gli agricoltori corrono con le Ufo 2 e Ufo 4, varietà precoci (vengono raccolte tra fine maggio e inizio giugno) e di difficile gestione, soprattutto con la pioggia.

In ogni caso, con un tale pacchetto di varietà di platicarpe l’azienda di Eleuteri ha registrato lo scorso anno il marchio ‘Pesca Saturnia’, che identifica cinque varietà di pesche piatte raccolte da fine maggio ad agosto (Ufo 2, Ufo 4, Stark Saturn, Ops 1, Strike). Tali frutti pesano tra i 120 e i 160 grami, hanno un diametro di 65.80 millimetri, un sovraccolore rosso vivo sul 75% della buccia, una polpa bianca, media e fibrosa, un sapore ottimo con retrogusto di rosa e un contenuto di zucchero di 16-18° Brix, ben superiore alla media. Il loro valore attualmente ammonta a 0,90-1,10 euro/kg pagati al produttore, a cui spettano i costi di raccolta. L’ambiente prediletto dalla Saturnia è collinare, soleggiato e dal terreno di medio impasto. Per questo la sua produzione si concentra nel centro-sud, sotto la direzione di Eleuteri: tutte le aziende che producono la Saturnia hanno ricevuto grazie a questo imprenditore agricolo la certificazione Global Gap, a dimostrare l’eccellenza agricola rappresentata da queste pesche che qualsiasi persona dovrebbe gustare almeno una volta.

Agrinotizie


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