Tristeza, dall’Italia si accende una speranza

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Fa di nuovo paura il temibile virus che colpisce le piante di agrumi. La sua diffusione ha già causato epidemie in America, ma un nuovo, promettente progetto si è promesso di sconfiggerla.

Gli agrumi italiani sono sempre stati minacciati da svariate malattie, anche se gli interventi sanitari degli ultimi anni sono riusciti a scongiurare gravi ed estese riduzioni della produzione nostrana di arance, mandarini e simili. Oggi, però, una grave minaccia incombe sugli agrumicoltori di tutto il mondo, ed è la tristeza, segnalata in costante aumento in numerose zone del globo, compreso il sud Italia (nel dettaglio, in Campania, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna).

La malattia della tristeza è provocata dal Citrus tristeza virus (appartenente al gruppo dei closterovirus), ed è ritenuta tra le più devastanti patologie degli agrumi (limoni esclusi). La sua diffusione a distanza avviene tramite l’utilizzo di materiale di propagazione infetto, mentre la sua diffusione locale è dovuta a vari tipi di afidi vettori. Il genoma del Citrus tristeza virus è estremamente variabile a causa delle ricombinazioni che avvengono nelle piante, e che provocano un grande ventaglio di sintomi più o meno gravi.

Originaria del sud-est asiatico, la malattia si è diffusa rapidamente in tutto il mondo, generando delle vere e proprie epidemie in Argentina, Venezuela, Brasile e Florida, e provocando la perdita di almeno 70 milioni di piante di agrumi, di cui 40 milioni solo a Cipro, Israele e Spagna, ovvero nei tre paesi del bacino del Mediterraneo più colpiti dalla tristeza (che tuttavia si è fatta sentire anche in Tunisia, Turchia, Marocco e Malta). In Italia la tristeza è stata segnalata per la prima volta nel 1956, probabilmente arrivata dalla vicina Spagna, ma per lunghi decenni ha provocato solo pochi focolai isolati e scarsamente estesi. Negli ultimi anni, invece, il virus si è esteso notevolmente anche nel nostro paese.

La tristeza agisce in maniera estremamente distruttiva sulle piante di agrumi, provocandone un deperimento lento o fulminante che si manifesta con sintomi di defogliazione e disseccamento dei rami, a loro volta provocati dalla morte delle radici. La preoccupazione nei confronti di questo virus in Europa è molto alta, in quanto esso risulta molto più aggressivo verso le piante innestate con l’arancio amaro, che rappresentano gran parte delle coltivazioni mediterranee (comprese quelle italiane). Molto meno colpite, invece, risultano le piante di mandarino Cleopatra, limone rugoso, pummelo, arancio trifogliato e citrange. Il rischio epidemia, dunque, nel bacino del Mediterraneo è attualmente molto forte, soprattutto se non si riuscirà a evitare l’introduzione dei vettori del virus, in primis della Toxoptera citricidus, l’afide marrone degli agrumi che possiede una velocità di contagio di cinque volte superiore a quella degli altri afidi vettori del Citrus tristeza virus nel Mediterraneo.

E’ stata in particolare una recente segnalazione di tristeza in Spagna a far tornare la paura per la diffusione di questo virus, che rischia di essere alimentata dalle importazioni illegali di agrumi infetti prima della scadenza della quarantena. Per questo è necessario adottare delle nuove barriere fitosanitarie, che in Italia, ad esempio, risultano obsolete: a regolarle dal punto di vista comunitario c’è la direttiva 2024/29, recepita nel nostro paese col decreto legge 214/2005, mentre sul fronte interno l’ultimo provvedimento ministeriale risale addirittura al 1996 (e prevede l’abbattimento dell’intero agrumeto se le infezioni ammontano a più del 30% delle piante, dato che non esistono insetticidi validi contro gli afidi vettori).

Tra le soluzioni più interessanti attualmente oggetto di analisi, c’è il sistema di caratterizzazione parziale del Citrus tristeza virus elaborato da Antonino Catara, presidente dell’Organizzazione internazionale dei virologi degli agrumi e delegato alla ricerca per il Parco scientifico e tecnologico della Sicilia. Il metodo del professor Catara utilizza innovative tecnologie di analisi e sequenziamento per analizzare rapidamente i profili di alcuni genomi del virus, e dividere di conseguenza quelli pericolosi da quelli innocui. Una volta terminata questa prima fase, i dati verranno elaborati con strumenti di bioinformatica, al fine di selezionare il corretto meccanismo di combattimento contro la tristeza. Il progetto è finanziato dall’Unione Europea, e si sta svolgendo in via sperimentale in Sicilia, ma se avrà successo verrà certamente applicato a tutto il resto d’Italia e d’Europa.

Agrinotizie


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