Stop all’olio deodorato, l’Italia festeggia

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Il regolamento 61/2011 approvato dall\'Ue ha dato un primo taglio alla presenza di oli deodorati nell\'extravergine, provocando l\'aumento di valore dell\'autentico prodotto italiano.

La frode era molto diffusa: data la mancanza di analisi e di valori minimi ufficiali, molti oli extravergini contenevano una dose elevata di oli deodorati. Ma il regolamento 61/2011 approvato di recente dall’Unione Europea ha finalmente mosso un primo dito contro questa pratica, che danneggiava soprattutto l’Italia, grande produttore di oli extravergine autentici. Tale regolamento, infatti, definisce le caratteristiche degli oli di oliva e degli oli di sansa di oliva, ne identifica le pratiche per analizzarlo e ne considera il contenuto di etil e metil esteri degli acidi grassi. Una presa di posizione leggera, ma che costituisce almeno un primo passo contro la contraffazione di olio.

L’Unione Europea, in questo campo, ha sempre approvato delle normative molto timide, e il regolamento 61/2011, che entrerà in vigore il 1° aprile per consentire alla Spagna di smaltire le scorte di olio contraffatto, rappresenta un’ulteriore conferma di questa linea. I valori minimi consentiti, infatti, permettono comunque una certa presenza di olio deodorato: non inserendo tali valori, il regolamento non sarebbe stato approvato a causa dell’opposizione della Spagna, paese dal quale proviene quasi interamente l’extravergine contraffatto (compreso quello di contrabbando: vedi www.agrinotizie.com/articoli/news.php). Tant’è che nessuna impresa si è lamentata della nuova legge Ue.

Il mercato italiano, tuttavia, ne ha risentito positivamente: già da quando è entrato in vigore il regolamento 182/2009, che regolamentava i frantoi e i confezionatori, il prezzo dell’extravergine italiano è aumentato di oltre cinquanta centesimi al chilogrammo, distanziandosi notevolmente dalle quotazioni dell’extravergine greco e spagnolo, rimaste costanti e più in basso. L’approvazione del regolamento 61/2011, poi, ha provocato una nuova impennata dei prezzi del prodotto nostrano, a differenza dei due concorrenti che sono invece calati di valore: l’extravergine italiano, così, vale attualmente circa tre euro/kg, quasi un euro in più rispetto a quello spagnolo. Una differenza mai raggiunta prima d’ora, a confermare il grande valore di cui gode l’olio extravergine italiano nel mondo: un valore che potrebbe aumentare ulteriormente grazie al Piano olivicolo nazionale, a patto che il Ministero delle Politiche agricole, oltre che limitarsi a definire la cifra stanziata (che equivale a circa sei milioni di euro), si decida a comunicare l’esatto programma del progetto, che rimane tuttora all’oscuro del pubblico.

Agrinotizie


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