Diserbanti chimici su erba medica

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Quasi nessun agricoltore li applica, anche se i vantaggi sulle rese e sulla qualità dei prodotti sono notevoli. E abbattono i costi.

Grano, mais, riso, bietola: sono state queste le prime colture su cui sono stati applicati i diserbanti chimici. Solo in un secondo tempo si sono aggiunti altri tipi di coltivazione, fino ad arrivare ad utilizzare i diserbanti anche su ortaggi che prima si ritenevano impossibili da trattare, come il pomodoro, le patate e la cipolla, arrivando a "colpire" i frutteti e i vigneti, e, infine, persino i medicai. Quest’ultimo è un settore sul quale i prodotti diserbanti sono ancora poco utilizzati, in quanto gli agricoltori ritengono che non sia conveniente. In realtà, in molti casi è possibile ottenere un notevole ritorno economico sulle rese e sulla qualità dei prodotti ottenuti: vediamo come.

I costi sono certo la causa per cui quasi nessun professionista tratta chimicamente l’erba medica, la quale è ritenuta una semplice "pausa" tra le colture in rotazione, dato che non solo produce foraggio, ma arricchisce anche il terreno di azoto e lo pulisce da molte erbe infestanti. Tuttavia è bene ricordare che nel medicaio alcune erbe estranee, come le graminacee, rimangono, ed è indubbio che esse migliorino la qualità del foraggio dopo avere effettuato il primo taglio. Ma i vantaggi dei medicai diserbati sono ben maggiori: è vero che dopo il primo taglio l’erba medica diserbata non presenta tracce delle graminacee, ma è anche vero che con i successivi tagli si recuperano i benefici apportati dalle erbe infestanti. Le quali, come dice il loro stesso nome, sono appunto intrusive, dunque da eliminare anche se apparentemente benefiche: esse, infatti, sottraggono comunque acqua ed elementi nutritivi alle colture, provocando seri danni, e possono anche diventare le vere erbe dominanti a scapito della medica.

Tante erbe infestanti, inoltre, danno cattivi odori e sapori al foraggio, il quale non solo può diventare inappetibile al bestiame, ma addirittura trasmettere tali odori al latte e alla carne. Ma le erbe infestanti andrebbero eliminate anche per chi voglia disidratare l’erba medica: le imprese che compiono questo tipo di operazione, infatti, richiedono la completa assenza di graminacee e simili. Se non bastassero tutti questi motivi, però, forse a convincersi sul diserbo può bastare una semplice informazione: i medicai privi di erbe infestanti hanno una vita molto più lunga.

Chi, a questo punto, si è convinto dell’efficacia esercitata da un diserbo su medicaio potrà avere alcuni consigli per rendere più efficaci le proprie operazioni. Innanzitutto, è sbagliato diserbare l’erba medica solo dopo che essa sia già stata danneggiata dalle infestanti: l’operazione sarebbe tanto inutile quanto inefficace. Meglio, invece, prevenire il danno utilizzando un’anilina come il Bonalan, da utilizzare in dose di 5-7 litri per ettaro prima della semina. La sua efficacia è molto positiva, ma purtroppo limitata su alcune erbe come le crucifere. L’agricoltore che invece sarà spinto ad agire dopo la semina, trovando il proprio medicaio completamente infestato, potrà utilizzare il recentissimo Imazamox o il più datato 2,4 DB, singolarmente o miscelati. La seconda soluzione, nemmeno a dirlo, risulta la più efficace perchè agisce su un più vasto gruppo di erbe infestanti: le dosi consigliate sono 2,5-5 litri/ha di 2,4 DB (per prodotti che hanno 234 grammi/litro di principio attivo) e 0,75-1 litri/ha di Imazamox (per prodotti con 40 grammi/litro di principio attivo).

Agrinotizie


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