Biogas, conviene?

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Non è a costo zero, ma anzi è assai elevato. Soprattutto per chi non possiede la materia prima.

Per arginare la crisi in cui versano i settori agricolo e zootecnico, tanti allevatori hanno da tempo cominciato a produrre energia elettrica con impianti biogas. Ma la scelta è davvero conveniente? I fattori da considerare sono tanti: costi da sostenere per la realizzazione degli impianti, disponibilità di materia prima, complessità burocratiche e norme da rispettare, necessità di ampie superfici (anche più di tre ettari), licenze da ottenere, solo per citarne alcuni.

Prima di tutto, è da sottolineare che il biogas non è un’energia a costo zero, come in tanti pensano. Le deiezioni animali e gli altri materiali utilizzati hanno infatti un costo: il liquame delle vacche da latte è valutato cinque euro a tonnellata, la pollina e il siero fresco addirittura dieci, mentre i liquami suini due euro. Ben più alti i costi della materia prima di origine vegetale, partendo dal sorgo zuccherino (il meno caro, valutato 25 euro a tonnellata) fino ad arrivare al triticale (il più caro, 160 euro), senza dimenticarsi di silo mais (30 euro), fieno di prato polifita (110), orzo e grano (145). Dunque l’azienda che non ha a disposizione materie prime sarà costretta a procurarsele da rifornitori esterni, affrontando costi non indifferenti: questo a dimostrazione che un buon impianto a biogas non deve solo essere di alta qualità per essere efficiente, ma deve anche rientrare in un piano d’impresa e rispettare le esigenze dell’azienda che lo installa.

In ogni caso, anche i più fortunati – quelli dotati di materia prima – dovranno sostenere il costo dell’installazione dell’impianto, che varia a seconda del tipo (semplificato o miscelato, coibentato o riscaldato) e dei materiali utilizzati, ma che comunque rientra in una cifra che va dai 2500 ai 7500 euro per ogni kilowatt di energia prodotta negli impianti di cogenerazione, e dai 250 ai 700 euro per ogni metro cubo di volume del digestore anaerobico. Della cifra complessiva, il 70% se ne andrà per realizzare l’impianto di produzione del biogas, e il restante 30% per l’impianto per produrre energia elettrica o termica. Ma attenzione: a tutto ciò va sommato anche il costo annuo di manutenzione, che ammonta a circa il 10% dell’investimento iniziale. Il business del biogas, dunque, non è semplice, tanto più se si considera ciò che ha dimostrato uno studio della University of California: spesso sono più le risorse consumate per ottenere energia elettrica da biogas rispetto a quelle che si guadagnano.

Agrinotizie


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