Vino biologico

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Gli standard comunitari non riescono ad imporsi

Sfumano le speranze di chi si aspettava degli standard europei per la classificazione del vino biologico. La Commissione europea ha ritirato la proposta di regolamento comunitario ancora prima della votazione, dato che si prevedeva il voto contrario di almeno cinque paesi, i quali avrebbero impedito di approvare la legge. Per la vendemmia 2010, dunque, non saranno ancora pronti né il logo da porre sulle bottiglie, né gli standard per poterlo mettere.

Il lavoro di identificazione degli standard andava avanti dal 2006, ma alla prima proposta ufficiale tutto si è arenato. Il punto su cui più si è discusso è stato l’utilizzo dei solfiti, che a seguito di forti pressioni da parte dei paesi di lingua tedesca erano arrivati ad una riduzione di 50 mg/L rispetto al vino tradizionale. Ma, nonostante il consistente abbassamento ottenuto, Austria e Germania non hanno lo stesso accettato lo standard, supportati da Lussemburgo, Olanda, Polonia e Ungheria.

Questo perchè il vino biologico di questi paesi non necessita urgentemente di un riconoscimento europeo, dato che viene prodotto in numero molto limitato, e dunque consumato nel giro di una stagione. L’Italia invece, con i suoi 40.000 ettari di terreno destinati a tale produzione (contro i 2800 tedeschi), gioverebbe del marchio ufficiale, al pari di Francia e Spagna. Ma la Germania è la più agguerrita contro la proposta: acquistando molto vino biologico dall’estero, e imbottigliandolo a marchio tedesco, sarebbe penalizzata dagli eventuali standard da seguire.

In Unione si continua così a non trovare un compromesso fra i tanti paesi che producono vino biologico: ognuno ha una tecnica diversa, che ovviamente ritiene quella giusta, senza essere disposto a cambiarla. Non sono da dimenticare, inoltre, le pressioni dei produttori di vino tradizionale, che hanno paura di essere penalizzati dal riconoscimento del nuovo prodotto (il quale, comunque, viene già consumato in tutta Europa).

Agrinotizie


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